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Lettori fissi

Un piccolo diario che ha come filo conduttore il mio amore per la montagna e per i viaggi in genere... ma anche pensieri e riflessioni su quello che mi circonda perché il vero esploratore è colui che non ha paura di spogliarsi delle ipocrisie e aprirsi all'ignoto.

sabato 2 agosto 2008

Cave del Predil

In tanti anni di frequentazione delle Giulie non mi ero mai fermato in questo paese molto particolare; ci ero sempre passato accanto diretto al lago omonimo, a Sella Nevea o in Slovenia ma alcuni suoi grandi condomini anni '60 (piuttosto discutibili e fuori luogo) hanno fatto si che transitando nelle sue vicinanze buttassi solo un'occhiata soprattutto alle strutture minerarie che hanno tormentato il sovrastante Monte Re. La, relativamente recente, istituzione di ben due musei mi hanno spinto ad una visita di questa piccola località. Per arrivare a Cave del Predil è consigliabile giungere a Tarvisio e seguire le indicazioni per la Slovenia ed in seguito quelle per la nostra meta; lasciata Tarvisio, la strada procede in leggera salita e dopo circa 8 km. arriviamo a Cave. 
Il paese si sviluppa alla destra della strada che percorre la valle del Rio del Lago; svoltiamo quindi a destra, in corrispondenza del primo incrocio che incontriamo (caratterizzato dalla presenza di un trenino minerario) e dopo circa cento metri arriviamo in Piazza della Chiesa dominata da due edifici di culto; possiamo parcheggiare qui l'auto. 
Ci troviamo a circa 900 mt. s.l.m. in un villaggio dove l'atmosfera malinconica che incombe sul luogo, che ha rischiato seriamente di trasformarsi in un paese fantasma, sta lentamente sollevandosi come le nebbie al primo sole dell'alba. Difatti nel 1991 la miniera che era l'unica fonte di reddito per gli abitanti chiude creando una profonda depressione economica; la maggior parte degli abitanti è costretta a trasferirsi altrove, il paese si svuota e sembra destinato ad una inevitabile agonia. Allo stato attuale i pochi abitanti rimasti (circa duecentocinquanta) stanno cercando faticosamente di reagire e in questo quadro si colloca la realizzazione di due musei ed il recupero delle miniera ai fini turistici. Se voltiamo lo sguardo in alto verso la direzione dalla quale siamo entrati in paese noteremo il Monte Cinque Punte che domina il paese mentre sull'altro versante orografico della valle possiamo osservare il fianco martoriato del Monte Re nelle cui viscere si sviluppa la miniera. 
E' piacevole passeggiare  per il paesino; la chiesa antica è del 1730, in stile carinziano è molto ben tenuta e sorge di fronte a quella moderna (1969) più grande ma sicuramente meno affascinante; entrambe sono dedicate a S. Anna. Accanto ai condomini di cui riferivo prima, sono sorte piccole case in stile alpino molto più consone al luogo e i passi mi portano inevitabilmente verso la zona mineraria. 
Mentre scattavo delle foto ad un vagoncino minerario mi si avvicina un anziano del posto che con modi gentili mi dice che all'ingresso del paese c'è un trenino intero più bello per essere fotografato; capisco che ha voglia di parlare e non avendo alcuna fretta lo incoraggio a raccontarmi qualcosa del posto. Il gentile signore è uno dei vecchi minatori che coraggiosamente è rimasto e mi ha raccontato la storia della sua vita e del duro lavoro della miniera. Mi ha raccontato che in paese per un certo periodo si era in 4000 anime e si sentiva parlare in Friulano, Sloveno, Tedesco, Calabrese, Pugliese, Veneto ed altri innumerevoli dialetti; con un certo orgoglio ha affermato che a Cave l'Europa Unita c'era da molto prima della caduta delle frontiere. 
Parlando dello sviluppo della miniera nei livelli sotterranei mi ha portato a visitare un anonimo monumento (obelisco con scritta in lingua tedesca) che avevo già adocchiato durante il mio giro: questa stele sorge sul posto dove era situato l'ospedale minerario che nel gennaio del 1910 scomparve inghiottito da una voragine a causa dell'infiltrazione di acqua del vicino Rio del Lago in piena in una galleria sotterranea scavata nei pressi dell'edificio;  questa tragedia ha reclamato sette vittime i cui corpi non sono mai stati restituiti dalle viscere della terra. Abbiamo concluso questa bella chiacchierata in uno dei due bar del posto davanti ad un paio di calici di bianco in un clima di grande cordialità. 
Salutato il gentile ospite (non gli ho chiesto il nome... che errore imperdonabile) sono tornato verso la piazza dove sussistono il Museo Storico Militare delle Alpi Giulie e la Mostra Permanente della Tradizione Mineraria che ho visitato con grande attenzione.

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