Translate

Lettori fissi

Un piccolo diario che ha come filo conduttore il mio amore per la montagna e per i viaggi in genere... ma anche pensieri e riflessioni su quello che mi circonda perché il vero esploratore è colui che non ha paura di spogliarsi delle ipocrisie e aprirsi all'ignoto.

domenica 31 agosto 2008

Il castello di Predjama

Nel parcheggio che serve la grotte di Postumia è possibile vedere le indicazioni stradali per raggiungere un luogo dalle suggestioni uniche nel suo genere: il castello di Predjama. Per arrivarci ci sono solo nove chilometri di strada panoramica che attraversa i margini della Conca della Pivka. La strada passa per l'interessante villaggio carsico di Veliki Otok per raggiungere il Betalov spodmol; qui e in altre grotte carsiche dei dintorni sono stati scoperti reperti di importanti abitazioni risalenti ad un periodo che va da circa 150.000 anni a.C. fino alla fine dell'Età della Pietra. Quest'epoca, nella letteratura specializzata chiamata paleolitico carsico, ha visto nascere una delle più antiche culture dell'Europa meridionale. Poco più avanti, ad un incrocio, la strada si unisce alla "strada degli alberi" che dall'interno della Slovenia, via Planina e Razdrto, porta verso il mare. Fa parte della rete viaria usata già prima dell'epoca dei Romani. Nel medioevo questa strada serviva per trasportare il legname dalle località slovene ai porti dell'Adriatico (da qui il nome della strada). Il percorso sale a Vrhe sul dorso di flysch dello spartiacque naturale dei fiumi adriatici e del Mar Nero. Dopo una curva a 90° a sinistra, se andate in inverno e quindi con le chiome degli alberi spoglie, potrete assistere ad uno spettacolo che difficilmente dimenticherete: di fronte a voi vi si parerà un severo castello medievale incastonato all'ingresso di una grotta il cui accesso è possibile dalla sola strada che stiamo percorrendo. 

Questo "nido", temerariamente costruito in una caverna nella parete a precipizio alta 123 m sopra il luogo dove si inabissa il torrente Lokva è un capolavoro dell'ingenuità medievale, del coraggio, dell'astuzia nella disubbidienza. Opera dell'intreccio millenario della natura e dell'improvvisazione umana nei momenti cruciali della vita. Una casa sicura in un ambiente pericoloso. 
Alla fine del 1990 durante le opere di restauro del castello, in una nicchia della cantina è stato scoperto il tesoro del castello del sec. XVI (custodito nel Museo nazionale di Lubiana). 
La storia di questo antico maniero che rasenta sempre la leggenda e affascinante ed epica e risale a molti secoli fa. Si suppone che il castello abbia ricevuto la sua forma originale nel sec. XII, mentre i primi docu­menti scritti conservati risalgono alla seconda metà del sec. XIII. 
In un primo tempo il Castello di Predjama era stato un feudo dei patriarchi di Aquileia, nel 1378 invece passò in proprietà agli Asburgo.
L'abitante più famoso del Castello di Predjama, Erasmo Lueger, visse nella seconda metà del sec. XV, nel castello rinascimentale non ancora completato. Il ruolo del castello allora era decisamente difensivo. Viverci non era molto piacevole, era però sicuro. Nelle lotte tra l'imperatore d'Austria Federico III e il re d'Ungheria Mattia Corvino, l'ineguagliabile e fiero Erasmo si schierò dalla parte di quest'ultimo. Quando l'imperatore fece decapitare un suo amico, Erasmo litigò con un parente dell'imperatore, uccidendolo. Per sottrarsi dalla rabbia del sovrano si rifugiò nel castello di Predjama e sfidò l'imperatore attaccando le carovane di commercianti che transitavano sulla strada tra Trieste e Postumia. Il castello a quell'epoca era soprattutto sviluppato nella caverna che si apre alle spalle dell'odierna costruzione. L'imperatore ordinò al luogotenente di Trieste, Gaspare Ravbar, di catturare Erasmo. La leggenda dice che nella folta coltre di neve, con l'aiuto dei suoi seguaci, Ravbar riuscì a rintracciarlo. Erasmo fu assediato per un anno ed un giorno, attaccato dalle palle di pietra, ma inutilmente; gli assedianti languirono per incapacità e rabbia, quando Erasmo gettò dalle mura del bue arrosto e delle ciliegie fresche. Gli assediati poterono resistere a lungo grazie all'esistenza nella grotta superiore di un cunicolo naturale e segreto di 38 metri che consentiva ai residenti di poter uscire all'esterno protetti da un bosco. Solo con l'aiuto del camerlango infedele, avido di zecchini e della posizione nella famiglia imperiale, Ravbar riuscì a vincere Erasmo. Quando Erasmo in una sera del 1484 - secondo quello che scrive lo storico della Carniola Valvasor - andò a fare quei bisogni "che neppure il sultano turco può fare tramite un messo", il servo infedele diede un segnale luminoso per mostrare la direzione alle palle in pietra. In quell'occasione le catapulte tolsero la vita al cavaliere predone. 
Secondo la leggenda, il cavaliere sarebbe sepolto sulla piazza di Predjama, accanto alla chiesetta del sec. XV, dedicata alla Marija Sedem zalosti, che oggi con gli affreschi restaurati è uno dei più begli esempi dell'architettura tardogotica in Slovenia. Sulla sua tomba cresce un imponente tiglio. La leggenda vuole che sia stato piantato dall'amata di Erasmo per ricordarlo. Per oltre un secolo nessuno ebbe più cura del castello. In seguito, per la sua pittoresca posizione e per la sicurezza che offriva agli abitanti, se ne interessò la famiglia Ko­benzl. Nel 1570, Giovanni Kobenzl, ambasciatore imperia­le a Roma e più tardi a Mosca, fece costruire a ridosso del Castello di Erasmo Lueger l'odierno castello rinascimenta­le.
 Questo evento é ricordato in due date scolpite una, del 1583, sul portale di entrata e l'altra, del 1570. su di un mu­ro del castello.
Nel 1810 il maniero fu ereditato dal conte Michele Coronini; nel 1846 il ca­stello venne acquistato dalla famiglia dei princi­pi di Windischgratz che rimasero proprietari fino alla fine della Seconda Guerra Mondiale.
Nei primi del sec. XVII, l'uscita segreta di Erasmo in una piccola foiba direttamente dietro i margini della parete a strapiombo di Predjama venne murata, perchè i ladri, servendosi di questo passaggio, entrarono nel castello e portarono via molti oggetti preziosi.  Dopo la seconda guerra mondiale gli speleologi di Postojna esplorarono e descrissero questo cunicolo roccioso. 
Oggi il castello è gestito dalla società Postojnska jama, turizem. 
Alla base del castello e della parete rocciosa sovrastante mi sento veramente un nulla e con queste sensazioni mi accingo ad entrare.
La visita è "commovente" per la bellezza e le sensazioni che ogni volta provo percorrendo i suoi ambienti, alcuni dei quali scavati nella viva roccia; nella quiete della campagna slovena vengo accompagnato da uno stillare, un gocciolare che prosegue con il ritmo asimmetrico del respiro della terra. Ascolto le gocce... il ritmo e il pensiero corre alla silenziosa connessione della storia del pianeta con quella dell’umanità, il loro intrecciarsi, la loro inseparabilità e alleanza. Aspiro il fiato che mi raggiunge dal sottosuolo e dalle foreste della Notranjska. Lascio la vita viziata dallo stile moderno per passare all'epoca tra il sec. XII e la fine del sec. XVI, quando non c'erano rubinetti e prese elettriche. Però si viveva anche allora: la vita era dura, crudele, pericolosa ma anche lussuosa, coraggiosa, lenta, peccaminosa, ma soprattutto naturale e, nonostante tutto, libera! Dopo profonde ricerche si è cercato di ricostruire il castello nella forma che per caratteristiche edili assomigliasse a quella che ebbe nel rinascimento all'epoca del suo proprietario Ivan Kobenzl. Si è cercato di definire la destinazione originale dei locali disposti su sei piani. 
Dalla piattaforma davanti al castello passo per il ponte levatoio e accedo all'atrio ad arcate (1), passando per la stanza del corpo di guardia a destra fino alle scale che portano ai piani superiori oppure sul cortile (38), nel quale è stato ripristinato il luogo per legare i cavalli. 
Al primo piano della torre rinascimentale d'entrata si trova un locale (2) che ospita la presentazione dell'evoluzione dell'edificio e delle opere di risanamento svolte al castello. Nel corridoio, da­vanti alla Sala N° 2, sono visibili le pulegge delle catene del ponte levatoio. 
La visita porta per le scale (3) al piano superiore, nella stanza (4) chiamata anche Sala di Erasmo con  un grande quadro ad olio che raffigura il cavaliere Erasmo Lueger, opera del pittore sloveno Loj ze Perko, mentre Boris Kobè dipinse ad olio il famoso assedio del castello del 1484. Su un'altra parete c'è un dipinto che risale al 1757 e che rappresenta il principe Joseph Windischgràtz, opera di G. Morzer. Sulla parete ci sono inoltre gli stemmi del casato di Erasmo, della famiglia Coronini, del Kobenzl e dei Windischgràtz. 
Nella stessa sala c'è anche una statua di marmo a mezzo busto del Conte Kobenzl del XVIII secolo, opera dello scultore Oliviero. I conti Coronini sono qui ricordati da una doppia fotografia del mezzo busto di Michele Coronini scolpito  dello scultore nordico B. Thorvaldsen. 
Si  sale per le scale nella soffitta (6) che nel passato ebbe un ruolo soprattutto difensivo.  Da qui
il nemico venne attaccato con le pietre, acqua bollente e pece cotta. Qui si trova anche un letto per le guardie. Si scende al piano inferiore e si passa lungo il balcone coperto (5). Si prosegue attraversando il nuovo ponte levatoio fino alla stanza che ancora alla fine del sec. XIX venne chiamata sala di giustizia (7); 
si prosegue nella stanza triangolare adiacente (8) una volta chiamata sala di tortura e dalla quale si può vedere parte di una grotta naturale (9) che nei tempi della ristrutturazione del castello sotto Kobenzl probabilmente serviva da prigione. Da qui la scala a pioli o una scala ripida portavano ai locali inferiori. A sinistra lungo la scalinata (10) si trova la sala centrale - sala da pranzo (25). dalla quale è accessibile (26) il piano superiore, la caminata. In fondo alla sala da pranzo si trova la cucina medievale (27) con camino. Il cunicolo al centro della cucina forse serviva da passaggio alla scuderia oppure al posto di difesa presso la finestra in mezzo alla parete a precipizio. La visita porta quindi nell'atrio del terzo piano (11) e per un piccolo locale, l'oratorio (l5a) fino ad una camera riscaldata (15) che alla fine del sec. XIX si chiamava la sala del principe, il locale più comodo e più sicuro per i signori del castello. 
Qui si sedeva, chiacchierava, riposava, amava e anche peccava. 
Accanto all'oratorio si trova la cappella del castello (16) con sedili laterali nuovi e una bella Pietà rinascimentale. Direttamente accanto alla cappella c'è la stanza del cappellano del castello (17), nella quale quest'ultimo pregava, scriveva la cronaca del castello e dormiva (mobili ricostruiti). All'angolo della stanza del cappellano si trova l'uscita che porta al doccione (l7a) che proteggeva l'entrata medievale del castello. A questo piano si possono fare due passi fino all'altana della terrazza (12) con vista sul villaggio. L'estremo annesso su questa terrazza è quel locale sfortunato (13) dove Erasmo sarebbe stato colpito dalla pallottola fatale. Sopra la terrazza c'è una grotta, un passaggio naturale che porta al secondo belvedere, già posto difensivo, in mezzo alla parete rocciosa (14). 
La visita procede al quarto piano del castello, destinato agli ospiti ed alla servitù. Qui c'è l'osservatorio coperto con un'ottima vista dei dintorni del castello (21); nel corridoio di collegamento c'è la campana (18), segue un'ampia soffitta d'entrata, una volta probabilmente era per il corpo di guardia del castello (20). Lungo la stessa anticamera si trovano, una sopra l'altra, altre due camere per gli ospiti (19) e (22) dove hanno luogo varie mostre temporanee. 
Accanto alla torre c'è un piccolo spiazzo con una passerella attraverso la qualle si entra nell'antico  castello si Erasmo. Un tempo qui c'era un ponte levatoio (23); oggi ne sono  rimaste
solo le pulegge in legno poste al lati dell'entrata in stile gotico. Nella grande Tana di Erasmo (Erazmova Luknja) nei secoli XIV e XV c'era un castello (24) di cui oggi è rimasto solo un muro esterno con una finestra ed un focolaio murato di grandi dimensioni. Salendo alla parte alta arriviamo alla terrazza superiore inerpicandoci su ripidi gradini. Qui si trova un pozzo di 6 metri di profondità che raccoglie l'acqua piovana proveniente dalle concrezioni. Il panorama che si gode dalla finestra nella roccia è veramente notevole. Dalla stessa terrazza sono pure visibili  le scale per le quali, durante la lotta di liberazione nazionale, salivano i partigiani per rifugiarsi nelle caverne. Qui si trova anche il già citato Cunicolo di Erasmo (Erazmoz rov).
E' questa la parte più antica e suggestiva dell'intero castello che si sviluppa nel cuore della montagna.
Si rientra per le scale lungo la caminata (15) e la sala da pranzo (25) fino al secondo piano, quindi lungo la cisterna (28) fino alla sala dei cavalieri (29). Da quest'ultima sono raggiungibili altri due locali interessanti: l'archivio per i documenti familiari (31) ed il canile per i cani da caccia (30), in basso sotto la sporgenza di roccia. Un piano estremamente importante, si potrebbe dire prettamente maschile. In queste stanze le donne non entravano. 
In fondo, a pianoterra, sotto tutti i locali menzionati, c'era solo la cantina del castello (36), la dispensa, e più avanti, lungo il corridoio, un'aula, forse destinata ai morti. 
Attraversando il cortile (38) e il vestibolo nella torre rinascimentale abbandoniamo questo meraviglioso castello nella roccia, arricchiti da un'esperienza nuova.   
Le visite al castello possono avvenire tutti i giorni secondo i seguenti orari:
gennaio, febbraio, marzo, novembre e dicembre dalle 10 alle 16;
aprile e ottobre dalle 10 alle 18;
rimanenti mesi dalle 9 alle 19.
Venticinque metri sotto il castello si aprono delle interessanti grotte turistiche.
Tutti gli anni nel mese di agosto, davanti al castello, si svolge la giostra di Erasmo con grande partecipazione di turisti e locali. Cavalieri e figuranti danno origine ad una animata kermesse dal sapore medievale con duelli, scontri, cortei, banchetti e altro.

Il Mulino di Modrijan


Nel parcheggio antistante le Grotte di Postumia possiamo ammirare un mulino ad acqua funzionante. Il parco tematico Modrijanov mlin (Mulino di Modrijan) è un piccolo centro, diviso dalle Grotte, ubicato nell'esistente mulino, segheria ed enoteca. Quì viene presentata in modo educativo la vita in una tipica casa slovena con mulino e segheria, con l'aiuto della musica, con il cibo, le bibite e i costumi tradizionali. La famiglia Modrijan ci serve anche uno spuntino sloveno - pane cotto in casa, prosciutto crudo, formaggio e un bicchiere di vino e pasticcini cotti in casa. Anche l'animazione non manca, negli abiti tipici dei contadini di una volta, con una selezione di canzoni e di tradizioni della campagna slovena, da buoni padroni di casa non ci lasciano partire affamati.

sabato 30 agosto 2008

Il vivario Proteus

Le grotte di Postumia sono considerate culla della speleobiologia, il ramo della biologia che studia il mondo sotterraneo. I ricercatori hanno stabilito che nel mondo sotterraneo di Postumia vivono 130 specie di animali. 
All'uscita della grotta si incontra il vivario Proteus che presenta le scoperte fondamentali, la storia delle ricerche del Carso e della speleobiologia, le specie che abitano il mondo sotterraneo delle grotte. 
I visitatori possono entrare con lo stesso biglietto di ingresso alle grotte e possono assistere a presentazioni multimediali del Carso, della vita nel sottosuolo, della morfologia e delle forme ipogee e della storia delle grotte. 
Nel vivaio, ospitato in una grotta artificiale che riproduce fedelmente l'ambiente ipogeo, sono in mostra esemplari vivi della fauna delle Grotte di Postojna. Una particolare attenzione va data ovviamente al proteo.
Diamo un'occhiata da vicino a questo "pesciolino umano".
Questa particolare specie di anfibio ha una forma allungata priva di pigmentazione con quattro minuscoli arti. I suoi occhi sono atrofizzati e possiede un ottimo olfatto; inoltre ha sviluppato una serie di  organi sensori cutanei lungo il corpo che consentono l’orientamento. Queste caratteristiche  riflettono il suo adattamento ad un ambiente immerso perennemente nell’oscurità.   Il proteo presenta le branchie esterne persistenti di color rossastro, e per questo è definito  anfibio perennibranchio.
Il proteo necessita di acque pulite e cristalline e, per tale  ragione, è minacciato dall’inquinamento sempre più diffuso.  L'anfibio si nutre di piccoli animali acquatici (predilige i gamberi di grotta) e di microrganismi  che trova nel limo. Per scovare le sue prede nell’oscurità utilizza esclusivamente l’olfatto.
Pare che nel periodo riproduttivo, il maschio difenda un territorio allontanando gli avversari  a colpa di coda e di morsi e consenta l’accesso solo alle femmine (mica scemo!). Gli scontri tra maschi  possono essere particolarmente accesi e talvolta terminano con la perdita di qualche pezzetto di  branchia.   Il proteo depone gruppi variabili di uova, da 3 a 50, avvolte in un involucro gelatinoso e sono  fissati sul margine inferiore di qualche roccia. La femmina custodisce le uova e controlla che  nessuno si avvicini. Le larve che si formano sono lunghe circa una ventina di millimetri e sono  provviste di occhi e di pigmentazione, caratteristiche che verranno perse durante la crescita.    La crescita del proteo è lentissima e raggiunge la maturità sessuale verso i 6-8 anni e vive 15 - 20 anni, anche se vi sono notizie di soggetti che hanno raggiunto i 50 anni. 

Il proteo è un anfibio particolare perché tutta la sua vita si sviluppa nell’acqua, a differenza di  rane e salamandre che, dopo aver trascorso una fase larvale nell’acqua, si trasferiscono a terra.  
In questa parte della grotta è situato un laboratorio speleologico per le esigenze delle ricerche scientifiche. 
La mostra è estremamente interessante e adatta a tutti coloro che desiderano sapere di più sulla vita nel sottosuolo.
Orario delle visite:
gennaio, febbraio., marzo., aprile., ottobre., novembre e dicembre dalle 10.30 alle 15.30;
maggio, giugno, luglio, agosto e settembre dalle 9.30 alle 17.30.

sabato 23 agosto 2008

Le grotte di Postumia

Alle spalle di Trieste si eleva il ciglione carsico dietro il quale si stende un altopiano che è uno scrigno di meraviglie al di sopra ma soprattutto al di sotto della superficie. Una parte del Carso giace in territorio sloveno ed è proprio qui che si aprono alcune grotte turistiche spettacolari. La più famosa è quella di Postumia conosciuta in tutto il mondo e location di numerosi film.
Per arrivarci percorriamo l'autostrada A4 fino a poco prima di Trieste dove troveremo le indicazioni per Lubiana. Lasciamo il suolo italiano al valico di Fernetti (ricordate l'acquisto della vignetta per poter accedere alle autostrade slovene) e imbocchiamo l'autostrada per Lubiana; a circa 35 km. dal confine usciamo a Postumia (Postojna) e seguiamo le evidenti indicazioni per le grotte (Jama). Lasciamo l'auto nell'ampio parcheggio e avviamoci verso l'ingresso monumentale.
La storia turistica di queste grotte inizia nel mese di aprile del 1818 quando Jakob Vilmar, supervisore delle strade di Postumia, dirige alcuni operai per allestire a festa i rami della grotta allora conosciuti in occasione della visita dell'Imperatore Francesco I d'Austria e della Principessa Carolina Augusta. Il tratto di grotta dove le maestranze sistemano le luminarie nei punti più scenografici, coincide con il tratto dove il fiume Piuca inizia il suo viaggio ipogeo con la caverna caratterizzata dalla ampia colata calcitica denominata il Grande Duomo e la successiva Galleria dei Nomi Antichi dove, ancora oggi, si possono osservare le firme dei primi intrepidi visitatori del XIII sec. Tra gli operai, al lavoro c'è Luka Cec che soleva arrotondare i magri compensi accompagnando gli scarsi visitatori alla luce delle deboli fiaccole in quei primi ambienti. Orbene, il gruppo di operai dopo aver steso un rudimentale ponticello per superare il fiume, comincia a sistemare le luminarie; Cec, avendo individuato una balconata calcitica in alto, si arrampica su una parete verticale per sistemarvi delle lampade ad olio. Ben presto l'ardimentoso operaio sparisce alla vista dei preoccupati compagni per ricomparire dopo mezz'ora urlando "E' un mondo nuovo, quassù c'è il Paradiso!". 
Quel giorno Luka aveva scoperto la più bella grotta dell'epoca caratterizzata da una ricca concrezione di stallattiti che in parte vennero usata dal Cec stesso per non perdersi dirigendo le punte di quelle staccate verso l'uscita. 
L'anno seguente la gente locale attrezzò la grotta per le visite turistiche. Nel 1872 vennero collocati i binari, e nel 1884 fu introdotta l'elettricità.
Questi ambienti sono un intrecciarsi di 20 chilometri di gallerie e sale di varie forme e dimensioni, in 185 anni sono state visitate da più di 30 milioni di visitatori, accompagnati da guide esperte. 
Si tratta della più grande cavità del Carso classico e allo stesso tempo anche la più visitata grotta turistica d'Europa. La fama di questa attrazione naturale però non è dovuta solo alla bellezza degli ambienti ma soprattutto al fatto di essere stata splendidamente attrezzata per le visite turistiche e di essere al centro di buone vie di comunicazione.
La visita delle Grotte di Postojna inizia dall'ingresso monumentale costruito dall'amministrazione italiana nel 1926 su cui campeggia la scritta "IMMENSVM AD ANTRVM ADITVS" (entrata all'immensa grotta). Tale costruzione ospita la biglietteria e cela il capolinea della ferrovia.
Il costo della visita è di 18 Euro (non proprio a buon mercato), prendiamo posto sui vagoncini e consiglio vivamente di indossare una felpa (soprattutto se si è in estate) in quanto appena entrati in grotta la temperatura crolla a circa 8-10°. 
Ho visitato queste grotte un paio di volte e devo dire che il tragitto su rotaia è veramente piacevole: si passa radenti alle colate calcitiche e bisogna prestare attenzione a non sporgersi. Il trenino ci porta prima attraverso una galleria artificiale, costruita durante i lavori di modernizzazione dei binari avvenuti nel 1964. 
La prima galleria naturale è detta Sala della Nave Rovesciata  con la volta che raggiunge un'altezza di dieci metri; le sue pareti sono nere e fuligginose, conseguenza dell'incendio avvenuto durante la seconda guerra mondiale quando, il 23 aprile 1944, i partigiani fecero saltare un deposito di carburante sistemato dai nazisti all'ingresso delle Grotte. Segue la Sala Gotica con il suo Duomo Gotico (Gotski dom), ampia concrezione calcarea di tredici metri d'altezza presso la quale vennero rinvenute ossa dell'Ursus Spelaeus. A 500 metri dalla partenza transitiamo per la Sala dei Congressi (Kongresna Dvorana), una volta chiamata anche Sala da Ballo (caratterizzata dall'imponente presenza di un lampadario in cristallo che pende dalla sua volta), da 180 anni palcoscenico di varie manifestazioni. Dopo una galleria artificiale, ammiriamo sulla destra una grande stalattite di tre metri detta Pannocchia di Granoturco e subito dopo alcune strane stalattiti che sembrano dei panni messi ad asciugare; siamo nel Lavatoio. Ammirando le sculture naturali, che comunque l'occhio non riesce ad apprezzare nell'intero suo splendore, in treno percorriamo la Sala del Bivio (Razpotje) e la Grotta Vecchia privata delle sue concrezioni dalla poco rispettosa pratica degli antichi visitatori di portarsi a casa il "souvenir" del posto.  In questa sala, comunque, si stende la celebre Cortina Trasparente; un elegante drappeggio in calcite dallo spessore di soli 8 mm. e dall'ampiezza di due metri che, illuminata sapientemente, ne mette in evidenza le venature rosse e bianche. Dopo aver superato una serie di stalagmiti bianche di tre metri dette Colonnato, arriviamo al Grande Monte (Velika gora), da dove proseguiamo la visita a piedi. In questo ambiente si incontrano le guide che ci accompagnano nel prosieguo della visita; è possibile scegliere le guide in basa alla propria lingua di appartenenza (non essendo presente una guida che parlasse l'eschimese mi sono accontentato della guida in italiano). 
Continuando per il Grande Monte (Calvario) passiamo adesso per il Ponte dei Russi (Ruski most), costruito dai prigionieri russi durante la Prima Guerra Mondiale, e raggiungiamo la parte più "barocca" delle grotte per la ricchezza delle formazioni che la natura si è divertita a disegnare: le Grotte Belle (Lepe jame), la Sala Bianca (Bela dvorana), la Sala Rossa (Rdeca dvorana) e la Sala della Tigre (Tigrova dvorana)... tutti ambienti incantevoli. 
Ritorniamo sui nostri passi e visitiamo la Sala d'Inverno (Zimska jama) le cui bianche concrezioni ricordano un bosco cristallizzato nel gelo invernale; in questo ambiente siamo nel punto più basso del percorso e su di noi incombono cento metri di roccia calcarea. 
Passiamo sotto il Ponte dei Russi e attraversiamo la Galleria del Brillante (Briljantov rov) dove
si trova una stalagmite in pura calcite bianca che insieme ad una colonna rossa alla sua sinistra (Tenda da Campo), è il logo delle Grotte di Postumia.  
Proseguendo, il percorso attraversa una sala dove c'è una vasca con i protei (Proteus anguinus); questi stranissimi animaletti vengono catturati nel vicino fiume, tenuti in vasca per una decina di giorni ed in seguito rilasciati in libertà e sostituiti da altri esemplari. 

Più avanti si arriva al Gruppo dei Leone per raggiungere di nuovo la Sala dei Concerti, dove la visita a piedi termina e si riprende il trenino per tornare all'aperto. 
La visita ha una durata di circa un'ora e mezza.
Usciti dalla struttura, possiamo visitare i numerosi negozietti di souvenir che vendono prodotti locali o articoli di oreficeria o sostare presso il pittoresco mulino di Modrijan ove è possibile gustare il locale prosciutto crudo (più salato di quelli italiani) accompagnato da ottimo formaggio e da vini sloveni ma io suggerisco una visita al Vivarium Proteus e al vicino castello di Predjama.
Orari delle visite delle grotte di Postumia nei mesi:
gennaio, febbraio, marzo, novembre e dicembre, ogni giorno: 10.00, 12.00, 14.00, sab., dom., fest. 10.00, 12.00, 14.00, 16.00;
aprile, ottobre: 10.00, 12.00, 14.00, 16.00;
maggio, giugno, luglio, agosto, settembre: 9.00, 10.00, 11.00, 12.00, 13.00 14.00, 15.00, 16.00, 17.00, 18.00.

Acqua di Colonia 4711 - Un vero classico

Un mio amico, di ritorno da un viaggio compiuto in Germania, mi ha portato un flacone di Acqua di Colonia 4711 che è stata la capostipite di numerosi prodotti che ne hanno imitato le caratteristiche e vengono realizzati in ogni dove. 
Risulta interessante la storia di questo "profumo".
A Colonia, nel 1792 un monaco certosino consegnò ai coniugi Mulhens un regalo di nozze che a primo acchito poteva apparire modesto e che, tuttavia, influenzò il loro futuro: si trattava della ricetta segreta per la produzione di "un'acqua mirabilis" che successivamente venne chiamata "Eau de Cologne". Wilhelm Mulhens riconobbe ben presto il valore di questa ricetta e costruì, poco tempo dopo, la sua piccola manifattura nella "Glockengasse" dove ne iniziò la produzione.
Ai tempi dell'occupazione francese di Colonia, il comandante francese assegnò, nel 1794, a tutte le case una numerazione continua. La casa nella "Glockengasse" ricevette il numero civico 4711. Questo numero diventò nel 1875 il marchio di fabbrica registrato come 4711 ORIGINAL EAU DE COLOGNE.
Tra i suoi estimatori ci sono stati Goethe e Wagner.
Una marca che vanta una lunga storia ed una lunga tradizione.
I suoi componenti naturali contraddistinguono questa acqua di Colonia e la rendono inconfondibile.
E' anche possibile trovarla in Italia nelle migliori profumerie ma nella "Glockengasse" l'acquisto ha un profumo diverso; infatti entrando nei locali del negozio ci si immergerà nelle fragranze dell'acqua mirabilis che sgorga da una fontana nei pressi dell'entrata mentre un carillon storico segna le ore.

venerdì 22 agosto 2008

Rifugio Brigata Tridentina alla Vetta d'Italia.

Il giorno che segna la fine dalla mia brevissima vacanza in Valle Aurina si presenta con un cielo quasi sgombero di nubi; l'idea del giorno prima era quella di partire per Trieste al mattino per evitare il caos del grande rientro ma adesso con questa bella giornata rivedo rapidamente i piani e insieme ai miei compagni di avventura si decide di salire al Rifugio Brigata Tridentina che è il rifugio alpino più a nord d'Italia. 
In automobile ci portiamo sino al termine della statale della Valle  Aurina presso Casere dove conviene parcheggiare l'auto (m 1571). Procediamo quindi a piedi oltre la sbarra che chiude il transito ai veicoli. In teoria se si transita prima delle 9 del mattino è possibile superare la sbarra e avanzare di qualche chilometro con l'auto ma  sarebbe un vero peccato per la bellezza e dolcezza del percorso che rinfranca animo e corpo.
Siamo nel Parco Naturale Vedrette di Ries-Aurina. Risaliamo con deboli pendenze il solco vallivo. Siamo accompagnati  sulla destra dal fragore del torrente Aurino sino ad uno splendido pianoro ove la carrareccia ha termine in coincidenza della Kehrer Alm  (Malga della Svolta – m 1842 – ore 1,00 dalla partenza). 
Ci fermiamo ai  piedi di un ripido salto roccioso dal quale scende il torrente Aurino  con numerose rapide. Qui il gruppo si divide in quanto alcuni preferiscono distendersi sul bel prato a crogiolarsi al sole. Raffaele ed io, invece, decidiamo di proseguire. 
L’ostacolo del salto roccioso viene aggirato col comodo sentierino (segnavie CAI nr. 13) che scavalca subito il corso d’acqua risalendo senza difficoltà (solo un po di fatica) la sponda  a destra. 
Guadagniamo la soprastante vasta terrazza prativa ove è  posta la Lahner Alm (Malga Lana – m 1979 – ore 1,30 dalla partenza –  punto di ristoro nel periodo estivo). 
Procediamo in piano su terreno acquitrinoso percorso da numerosi ruscelli che confluiscono generando il torrente Aurino. 
Ci portiamo quindi ai piedi di un ripidissimo salto roccioso che all'apparenza sembra molto difficoltoso ed ardito: ai nostri occhi appare una lunga serie di stretti tornantini che risalgono la parete ovest del Bockegg. 
Comunque, nonostante le apparenze, con grande fatica e con altrettanto piacere percorriamo il sentiero per gran parte lastricato. Attorno a noi numerosi torrenti scaricano notevoli quantità di acqua nella valletta sottostante... un vero spettacolo. 
Il tracciato  prende rapidamente quota portandosi al soprastante valloncello con la presenza di alcune staccionate che consentono di superare più agevolmente gli ultimi cento metrii di dislivello caratterizzati da gradoni piuttosto alti. Su questa parte di percorso  troviamo la neve che era caduta il giorno precedente; fa un certo effetto calpestare neve in agosto ma queste sono le emozioni che solo la montagna sa dare. Con un minimo di prudenza procediamo fino ad uscire sulla destra per guadagnare la magnifica radura ove sorge il Birnlückenhütte (Rifugio Brigata Tridentina – m 2441 – ore 3 dalla partenza). 
Abbiamo superato un dislivello di poco inferiore ai 750 metri e la temperatura piuttosto fresca, favorita dal cielo parzialmente coperto, ci ha aiutato a non sentire in maniera pesante la stanchezza dal momento che tutto il percorso si sviluppa in piena esposizione al sole. 
Arrivati quassù ci godiamo il panorama che è notevole sia sull’elegante sagoma del Picco dei Tre Signori 
che sulla sottostante Valle Aurina.  
Verso nord si eleva la Vetta d'Italia che è una cima poco appariscente e facilmente confondibile con altre vette vicine. 
Come tutti abbiamo imparato a scuola, questo rilievo deve la sua notorietà al fatto di essere il punto più a nord d'Italia ma non è così; questo punto si trova spostato di circa 500 metri e cade sulla cima della Testa Gemella Occidentale. Per identificarla con precisione tiro fuori dal mio zaino carta topografica e bussola e procedo all'orientamento del foglio; una giovane coppia di Varese li vicino ci chiede se siamo ingegneri e la cosa ci provoca una certa ilarità. 
Dopo 20 minuti trascorsi fuori dal rifugio ci accorgiamo di essere rimasti con le sole magliette in mezzo alla neve per cui provvediamo a coprirci e entriamo nel rifugio. Questa struttura, non molto grande, appartiene al CAI di Brunico, ha 45 posti letto, è aperta dal 1° luglio al 10 ottobre e dispone, ovviamente, di un locale invernale sempre aperto. Fu costruito nel 1900 e ricostruito tra il 1963 e il 1971 dagli Alpini della Brigata Tridentina. I piccoli spazi interni sono molto affollati, riusciamo a trovare a stento un tavolino e ordiniamo due jeager tea (the del cacciatore) un intruglio bollente, dolce ed alcolico che ci scalda e ci rallegra di molto. Dopo aver osservato brevemente la gente che si avvicenda al bancone decidiamo di uscire e goderci ancora lo spettacolo della testa della Valle Aurina. 
Sarebbe bello raggiungere la Forcella del Picco (Birnlucke) a 2667 metri ma il tempo che sta cambiando e la neve presente ci inducono a più miti imprese e pertanto dopo poco decidiamo di affrontare la discesa che avviene per lo stesso sentiero percorso all'andata. Nel giro di un'ora arriviamo alla Malga della svolta e ci riuniamo al resto della compagnia. 
Escursione di grande interesse per la maestosità degli ambienti nella quale si svolge.
Nel tardo pomeriggio riesco a partire alla volta di Trieste dopo aver salutato gli altri del gruppo che rimangono ancora in zona.