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Lettori fissi

Un piccolo diario che ha come filo conduttore il mio amore per la montagna e per i viaggi in genere... ma anche pensieri e riflessioni su quello che mi circonda perché il vero esploratore è colui che non ha paura di spogliarsi delle ipocrisie e aprirsi all'ignoto.

martedì 23 giugno 2020

La marmotta

Chi va per le montagne si sarà sicuramente imbattuto nelle simpatiche marmotte o, perlomeno, ne ha udito il caratteristico fischio.
Parente dello scoiattolo, la marmotta è un roditore diffuso solo nell'emisfero settentrionale; in Italia ha il suo areale sull'intero arco alpino e in alcune zone degli Appennini.
Questi mammiferi conducono una vita diurna nutrendosi delle diverse erbette che crescono nei dintorni delle loro tane o, più raramente, di insetti. Una caratteristica della marmotta è che non ha bisogno di bere; le sue necessità di idratazione sono soddisfatte direttamente dalla sua dieta.
Allo stato adulto (3 anni) l'animale misura dai 40 ai 50 cm. e pesa attorno ai 7 chili prima del letargo; dopo il più raro castoro, rappresenta il roditore più grande delle nostre montagne.
La marmotta conduce una vita pacifica per lo più al riparo nella sua ramificata e confortevole tana.
I loro nemici naturali sono l'aquila reale, la volpe e l'uomo.
Lo studio di questi piccoli animali ha posto in evidenza le loro sorprendenti capacità di adattamento alle dure condizioni di vita sulle Alpi. Per superare i rigidi inverni, la marmotta, al sicuro nella sua tana, cade in letargo per sei o sette mesi utilizzando per le sue ridotte funzioni vitali il grasso accumulato in estate. Durante il letargo, l'animale abbassa la sua temperatura da 38° a soli 3° e la sua frequenza cardiaca da 70 a 3 o 4 battiti al minuto. Questo stato letargico riduce il suo fabbisogno alimentare di oltre il 95% rispetto alla stagione estiva. Tuttavia il letargo non dura ininterrottamente; ogni 12 giorni la marmotta si desta e provvede all'espletamento dei suoi bisogni fisiologici in una galleria secondaria  della sua tana. 
Una caratteristica che contraddistingue la nostra marmotta da quelle che abitano al di fuori delle nostre Alpi è la loro elevata attitudine alla socializzazione. Le marmotte alpine vivono in gruppi ben strutturati che possono raggiungere le venti unità: utilizzano le stesse tane,  entrano in letargo nello stesso ambiente, stretti gli uni agli altri per evitare la dispersione del calore e i piccoli vengono accuditi in comune. 
Anche il loro efficace sistema di allertamento fa parte di questa socialità. Uno o più individui sono sempre in osservazione nei pressi delle tane mentre gli altri componenti del gruppo sono intenti nelle attività quotidiane; se si avvicina un pericolo emettono dei fischi udibili da grande distanza. 
Questi fischi possono essere singoli se il pericolo è molto vicino o ripetuti se la minaccia non è imminente.
Anche noi umani siamo visti dalle marmotte come una minaccia per cui è probabile che i fischi che potremo udire in montagna siano rivolti alla nostra presenza.
Ricordo che alcuni anni fà, mentre salivo sull'Amthorspitze in Alta Valle Isarco ho udito nettamente un unico fischio proveniente da una marmotta che avevo avvistato in precedenza; mi sono immobilizzato alzando lo sguardo e individuando, con una certa difficoltà, un'aquila che volteggiava molto lontana; quando il rapace si è avvicinato non v'era più traccia dei roditori.
In Alto Adige, la medicina popolare attribuisce al grasso di marmotta proprietà antinfiammatorie; un massaggio con questo unguento pare dia sollievo a contusioni, reumatismi e dolori articolari. Ovviamente sconsiglio l'utilizzo di questo prodotto per non alimentare la caccia a questo pacifico e simpatico animale.
Un caro saluto.