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Lettori fissi

Un piccolo diario che ha come filo conduttore il mio amore per la montagna e per i viaggi in genere... ma anche pensieri e riflessioni su quello che mi circonda perché il vero esploratore è colui che non ha paura di spogliarsi delle ipocrisie e aprirsi all'ignoto.

martedì 27 luglio 2010

Le piramidi di Gizah

Il viaggio che una mia cara amica sta effettuando in questi giorni in Egitto mi ha fatto tornare indietro di qualche anno quando, durante un tour memorabile per il Mediterraneo orientale, sono sbarcato ad Alessandria d'Egitto
e, dopo un tratto di deserto, arrivato alla periferia della capitale, Il Cairo, tra la densa foschia mattutina dovuta allo smog del traffico caotico, mi si è parata davanti improvvisamente, come un miraggio, l'enorme sagoma della più alta delle piramidi.
Una vera e propria montagna artificiale. Non ero pronto a tale spettacolo, anche se le avevo sempre ammirate in documentari o sui libri di storia, il fascino che queste antiche costruzioni emanano è di difficile descrizione... ed ero ancora lontano dalla piana di Gizah, il pianoro desertico alla periferia sud occidentale del Cairo sul quale sorgono le costruzioni più affascinanti che mai uomo abbia eretto.
Per la loro posizione, per la mole, per la precisione tecnica con la quale furono costruite, le tre piramidi di Gizah sono le sepolture regali più celebri di tutto l'antico Egitto e su di esse aleggia un perenne ed affascinante alone di mistero. Va da sé che esse sono pienamente all'altezza della loro fama e sono ben pochi quelli che riescono a rimanere indifferenti al loro cospetto.
Le piramidi sono le uniche sopravvissute tra le sette meraviglie del mondo antico. Persino il caos che le circonda, fatto di cammelli, cavalli, venditori di souvenir e bibite, mendicanti e varia umanità, non riesce a scalfire i loro splendore.
Quasi 5.000 anni fa, Gizah divenne il luogo di sepoltura dei regnanti di Menfi, l'allora capitale dell'Egitto.
In meno di un secolo furono costruiti tre complessi di piramidi per servire da ultima dimora ai sovrani defunti. Dopo la morte del Faraone, il corpo veniva trasportato in barca fino al tempio a valle, dove veniva imbalsamato, prima di venire traslato lungo la rampa cerimoniale e sepolto sotto, o in alcuni casi dentro, la piramide. In seguito, per molti anni, i sacerdoti continuavano a recare offerte ai Faraoni defunti che, come noto, erano considerate divinità scese in terra. Ma a Gizah non ci sono solo le tre piramidi e la celeberrima Sfinge; una serie di altre costruzioni antichissime fanno da contorno a questi giganti dell'antichità.
Nelle vicine piramidi satellite e nelle tombe in pietra dette mastaba erano seppelliti i familiari del Faraone e i cortigiani che volevano condividere, nella morte, il potere del Re come avevano fatto in vita.
Cheope, Chefren, Micerino... nomi consegnati alla storia per lo splendore e la potenza che i loro regni avevano raggiunto e per le immense piramidi e, pensate, non sono stati i più grandi Faraoni d'Egitto.
Le cifre dalla piramide di Cheope (detta anche la Grande Piramide) sono impressionanti: si ritiene che contenga più di due milioni di blocchi di pietra dal peso medio di due tonnellate e mezza ma ci sono anche blocchi da 15 tonnellate collocati alla base.
E' stata la costruzione più alta del mondo fino al XIX Sec. Per una struttura di queste dimensioni la precisione è sorprendente: ogni lato misura 230 m. e la massima differenza in lunghezza tra i quattro lati è di soli 4 cm.
I metodi di costruzione e lo scopo esatto di alcune camere e pozzi ci sono oscuri ma è evidente che si tratta di una fantastica realizzazione architettonica.
La base della piramide di Chefren è appena 15 metri più bassa della Grande Piramide, mentre la differenza dell'altezza complessiva è di soli 3 m.
Tuttavia questa piramide appare più grande di quanto non fosse all'epoca dei Faraoni poiché fu costruita su una base più elevata e la sua punta è ancora intatta! La sommità è l'unica che conserva l'originale copertura in pietra calcarea bianca che ricopriva tutte le piramidi e che fu asportata nel medioevo dai regnanti del Cairo per utilizzarla nella realizzazione di vari monumenti.
L'ultima piramide costruita a Gizah è quella di Micerino che ha dimensioni ridotte (un quarto rispetto alle altre due).
Alcuni attribuiscono questa differenza alla riduzione del potere del Re mentre altri osservano che i templi funerari che la circondano sono più grandi e elaborati;
ciò può essere considerato come l'inizio del processo che portò all'abbandono delle piramidi in favore delle tombe segrete scavate nella roccia e di maestosi templi funerari. Nel XII Sec. uno dei sultani del Cairo tentò di smantellare questa piramide. Otto mesi dopo dovette rinunciare al progetto in quanto era riuscito a malapena a scalfire la facciata nord. Il segno è ancora visibile.
Intorno a questi monumenti, edificati alla grandezza dell'Antico Egitto, molti quesiti aspettano ancora risposta e hanno alimentato il mistero che aumenta ad ogni nuova scoperta; ad esempio come furono costruite? Consideriamo che gli antichi Egizi non conoscevano la ruota e i blocchi, enormi erano scavati a centinaia di km. da Gizah. Perchè i pozzi ed alcuni allineamenti sono orientati secondo alcune grandi costellazioni? Perchè le piramidi sono disposte come le tre stelle della Cintura di Orione? Perchè ci sono pochi vani all'interno di strutture così enormi? Ci sono camere segrete?
Che dire? Il fascino di questi giganti rimane intatto da 5000 anni.
Per arrivare a Gizah potete prendere il bus n. 355 che parte dal Museo Egizio del Cairo oppure uno dei numerosi e sgangherati taxi ma, attenzione, è d'obbligo trattare sul prezzo e la cosa può essere divertente... mi raccomando non fate come ho fatto io che ho preso il cammello :-).
Per meglio conservare l'integrità delle piramidi, i visitatori possono accedervi a rotazione a gruppetti. Il momento migliore per visitarle è al mattino presto, prima che folla e caldo diventino insopportabili, o la sera per gustarsi lo spettacolo (un pò kitsch) di suoni e luci. All'interno delle piramidi l'aria può rendersi molto pesante e quasi soffocante quindi l'accesso nel ventre dei giganti di pietra è sconsigliato ai claustrofobici e a chi non gode di buona salute.
Un caro saluto.
Trekker in trekking sulla Grande Piramide

giovedì 22 luglio 2010

I Nostri Angeli -Edizione 2010

In un'afosa giornata della settimana scorsa ero in cerca di refrigerio girovagando nel reparto surgelati di un supermercato quando mi squilla il cellulare. Era il mio amico Marino Andolina che mi ricordava l'annuale appuntamento con il Premio Giornalistico Luchetta ideato ed organizzato dalla Fondazione Luchetta, Ota, D'Angelo, Hrovatin.

Accidenti!! In questo anno, assorto nei mille pensieri della mia professione e della mia nuova vita che sto costruendo ed inventando giorno dopo giorno, mi era passato di mente questo importante appuntamento e la Fondazione mi aveva inviato l'invito ufficiale nella mia precedente abitazione. Ovviamente confermo la partecipazione e dopo pochi minuti mi chiama Mauro, altro componente della Fondazione con un entusiasmo ed una gran voglia di fare che difficilmente ho riscontrato in altra gente. Un paio di battute scambiate e gli accordi presi per la serata del 21 luglio con i rari clienti del supermercato che forse hanno pensato fossi un giornalista!!
Della Fondazione e del Premio Luchetta ho già avuto modo di parlare in precedenza per avere avuto la fortuna di collaborare col Dott. Andolina & co. durante i miei soggiorni in Libano.
E così ieri, in una tiepida serata estiva, in una magnifica Trieste in versione estiva, in una Piazza Unità d'Italia tirata a lustro, mi sono seduto al posto riservatomi dall'impeccabile organizzazione e mi sono goduto questa serata.
Il Premio Giornalistico è un momento di grande riflessione e commozione perchè la Fondazione ha inteso riconoscere il duro lavoro di chi, per raccontare la verità, affronta pericoli e situazioni di rischio e confeziona infine un servizio, un articolo, una foto di grande impatto che riguarda i bambini vittime di guerre e catastrofi. Non sto parlando certo della cosiddetta "cultura del dolore" ma di autentica denuncia di ciò che accade ancora troppo spesso a milioni di poveri bambini. Da questi prestigiosi riconoscimenti nascono, poi, mille occasioni per riflettere sulla condizione dell'infanzia e della splendida realtà che rappresenta la Fondazione Luchetta, Ota, D'Angelo, Hrovatin e il suo patrimonio di professionisti e volontari.
La serata è stata condotta da Lamberto Sposini
ed è filata liscia come l'olio. I premi consegnati sono stati sei e per il resoconto vi rimando alla pagina web del Premio. Hanno allietato la serata Massimo Ranieri
e Irene Fornaciari
ma i veri protagonisti sono stati loro: i piccoli di tutto il pianeta. Quelli assistiti dalla Fondazione e presenti in Piazza in gran numero e quelli in giro per il globo.
Grande nostalgia ho avuto assistendo ad un collegamento via satellite con il Libano e con i Caschi Blu italiani di UNIFIL... che nostalgia di quei posti e che piacere aver rivisto, anche se solo attraverso un monitor, un dottore libanese che lavora per la Fondazione e che ho aiutato ad allestire un ambulatorio per i Palestinesi.
Al termine della registrazione, che andrà in onda su Raiuno, in seconda serata, sabato 24 luglio, ho avuto occasione di salutare vecchi amici e sono riuscito a strappare (insieme ad Andolina) una promessa di finanziamento da parte di un personaggio della Regione per un progetto in Libano... vedremo a settembre se la cosa si concretizzerà.
Spenti i riflettori mi sono immerso nella "movida" triestina con l'animo gonfio di speranza e di fiducia... fiducia in questi uomini e donne che, senza niente chiedere, tanto fanno per gli "altri".
Un caro saluto.

domenica 4 luglio 2010

I nuraghi

Sardegna.
Isola meravigliosa... piccolo continente nel cuore del Mediterraneo... scrigno ricco di tradizioni e storia.
Eppure la Sardegna, soprattutto in questa stagione, diventa palcoscenico del rito della vacanza a tutti i costi.
Se non frequenti quel locale alla moda, se non prendi l'aperitivo su quella spiaggia o se non hai un VIP come vicino di ombrellone cosa racconti ai colleghi quando ritorni?
Personalmente sono immune a tutte queste idiozie e mi fanno sorridere gli affanni di chi aspetta questo periodo per apparire senza curarsi del proprio io più intimo e nascosto. Chi segue questo blog sa che io preferisco essere me stesso, che preferisco non fare l'originale a tutti i costi ma che rifuggo da quei riti di massa che denotano una spaventosa superficialità ed una omologazione che ti fa sentire in un deserto pur essendo tra la gente.
Ed eccomi, nella stagione più calda dell'anno, a curiosare non sulla costa ma in angoli remoti di questa splendida isola tra grosse pietre rossicce, misteriose e affascinanti che qualche antica mano ignota ha disposto con superba grazia a formare quelle che sono considerate tra le costruzioni megalitiche più grandi e meglio conservate d'Europa: i nuraghi.
I nuraghi sono delle torri di forma tronco-conica ampiamente diffusi su tutta l'isola probabilmente risalenti al II millennio a.C.
C'è grande incertezza sulla vera età di queste costruzioni e se ne può azzardare una stima solo datando i reperti trovati nel loro interno (oggetti di terracotta, bronzetti votivi ecc.) ma potrebbero essere molto più antichi.
I nuraghi furono il centro della vita sociale degli antichi Sardi e diedero il nome alla loro civiltà: la civiltà nuragica.
Attualmente se ne conoscono quasi 7.000 ma si stima che ce ne fossero più di 20.000.
Nel 1997 l'UNESCO ha classificato queste torri come patrimonio mondiale dell'umanità; nella motivazione si definisce la costruzione nuragica come una eccezionale risposta alle condizioni politiche e sociali facendo un uso creativo e innovativo dei materiali e delle tecniche disponibili presso la comunità preistorica dell'isola.
Sulla loro funzione archeologi e storici non sono concordi nel ritenere che fossero unicamente degli edifici a carattere civile-militare, destinati al controllo e alla difesa del territorio. Molti dubbi non sono stati chiariti e c'è ancora incertezza sulle tecniche di costruzione utilizzate. Non è agevole indicare la loro precisa funzione dal momento che esistono nuraghi costruiti in pianura, in quota ma anche nei fianchi non panoramici dei monti. Si pensa che quelli ubicati sulla cima dei colli, a torre semplice, fossero edifici di avvistamento in contatto visivo tra loro, mentre i grandi complessi, a più torri attorno ad un mastio centrale ed un cortile, avessero funzioni di aggregazione delle varie comunità e quindi fortezza, parlamento, tempio, residenza del capo villaggio o varie combinazioni tra queste ipotesi.
Alte fino a 20 metri, le torri sorgono spesso in posizione dominante. Le mura sono sempre poderose e possono arrivare ad uno spessore di 4-5 metri con un diametro esterno che può sfiorare anche i 50 metri alla base. La singolare forma di costruzione è dovuta alla particolare tecnica di costruzione che prevedeva solide fondazioni con grossi blocchi di pietra squadrati e sovrapposti a secco, in maniera circolare, tenuti insieme dal loro stesso peso. Man mano che si procedeva in altezza, si pensa che le antiche maestranze usassero terrapieni inclinati, particolari leve e tronchi sui quali far scivolare i massi sempre più piccoli e meglio lavorati.
La parte superiore era occupata da una terrazza con parapetto alla quale si accedeva tramite una scala elicoidale interna, illuminata da feritoie. La porta d'ingresso è orientata quasi sempre a sud ed immette in un ampio corridoio (ai cui lati si aprono spesso delle nicchie)
che porta ad una camera rotonda la cui volta è formata da anelli di pietre che si restringono progressivamente andando a chiudersi secondo la tecnica della volta a tholos.
Di queste suggestive costruzioni, molte si sono conservate in condiziono più o meno buone, di altre è rimasta solo la base del muro perimetrale, altre devono essere ancora scavate o scoperte.
Ne esistono di diverse tipologie e strutture a seconda dell'epoca nella quale sono stati presumibilmente costruiti. Le tipologie più importanti:
Nuraghes a corridoio: differiscono dai nuraghi classici avendo un aspetto più tozzo e planimetria irregolare, al loro interno non ospitano la grande camera circolare ma uno o più corridoi e qualche rara celletta; sono i più antichi.
Nuraghes di tipo misto: una variante della precedente tipologia con nuraghes a corridoio modificate per adattarle ad altre esigenze.
Nuraghes monotorre a tholos: la tipologia più semplice con entrata ad architrave che introduce ad un corridoio con varie nicchie e, successivamente, al salone centrale circolare con copertura ogivale.
Nuraghes a tancato: evoluzione dei monotorre. Alla torre principale ne viene affiancata un'altra ed entrambe condividono un cortile spesso dotato di pozzo. In momenti successivi vengono poi aggiunte altre torri fino a costituire dei complessi polilobati.
Nuraghes polilobati e regge nuragiche: più elaborati, vere e proprie fortezze con varie torri unite tra loro da bastioni con lo scopo di proteggere quella centrale.
Beh... che altro aggiungere? Una passeggiata tra questi muti colossi di pietra, nel silenzio della campagna sarda è davvero qualcosa di magico ed esoterico. Un'esperienza da condividere con se stessi per ascoltare, in deferente rispetto, il respiro della terra.
Nelle immagini il nuraghe di Sant'Anna Arresi.