Translate

Lettori fissi

Un piccolo diario che ha come filo conduttore il mio amore per la montagna e per i viaggi in genere... ma anche pensieri e riflessioni su quello che mi circonda perché il vero esploratore è colui che non ha paura di spogliarsi delle ipocrisie e aprirsi all'ignoto.

martedì 30 dicembre 2008

La famiglia aumenta

In un post di qualche tempo fa, ho presentato la mia squadra con la quale sono partito per questa avventura ma, strada facendo, altri due preziosi elementi si sono aggiunti al team completandolo in tutti gli aspetti.
Si tratta di Fabio e Oscar. Sono due persone agli opposti ma che si completano all'interno della squadra. Il primo estroverso, simpatico, pasticcione, casinista viene da Bari mentre il secondo, serio, puntuale, preciso e affidabile, arriva dalla magnifica Sardegna... ma entrambi hanno l'unica cosa che mi interessa davvero: un grande cuore.
Nella foto è ritratto Fabio durante la consegna di giocattoli che abbiamo acquistato per i bambini libanesi.
Benvenuti a bordo ragazzi!

domenica 28 dicembre 2008

Ashura

Chi, come me, si trova a percorrere quotidianamente le strade del Libano e segnatamente quelle che attraversano i luoghi sciiti, in questo periodo avrà notato un tripudio di inquietanti bandiere nere, striscioni sempre neri con scritte arabe, un maggiore afflusso nelle numerose moschee e molto movimento attorno alle husseinie (centri di aggregazione rigorosamente divisi tra uomini e donne). Niente di preoccupante, si tratta dei preparativi per la celebrazione della Ashura, una ricorrenza molto sentita dai Musulmani Sciiti che inizia domani in base al calendario lunare islamico e si protrae per dieci giorni.
Ashura significa letteralmente "il decimo" e fa riferimento al decimo giorno del mese di Muharram dell'anno 61 dell'Egira  (680 d.C.), giorno in cui avvenne la prima guerra intestina del mondo musulmano. 
Nel 632 d.C. a seguito della morte di Maometto, all'interno della comunità musulmana sorsero numerosi contrasti riguardo a chi dovesse prendere il suo posto come guida dei fedeli. La scelta cadde sul suocero del Profeta, Abu Bakr, sebbene alcuni musulmani ritenessero che il ruolo spettasse al cugino, nonchè genero di Maometto, Alì.
Al termine del 656, Alì divenne califfo (capo della comunità), ma fu sfidato da Mu'awiya, valoroso guerriero e governatore della Siria che voleva essere il leader della comunità musulmana.
Dopo cinque anni di comando, Alì fu assassinato e Mu'awiya divenne califfo. La cosa non incontrò il favore degli "Shi'at Alì" (seguaci di Alì da cui il nome Sciiti) che continuarono a sostenere che il ruolo spettasse ai discendenti del Profeta.
Mu'awiya raggiunse un accordo con il figlio maggiore di Alì, Hassan, in base al quale, questi si sarebbe ritirato dalla scena politica. Ciò nonostante gli "Shi'at Alì" continuarono a stringersi attorno al figlio minore di Alì, Hussein, che era, ovviamente, anche nipote di Maometto. Alla morte di Mu'awiya, nel 680 d.C., Yazid, figlio di Mu'awiya, per ottenere la guida della comunità chiese a Hussein obbedienza (bayha) che quest'ultimo, ovviamente, rifiutò.
L'amato nipote del Profeta Maometto, quindi, con la sua famiglia e un manipolo di 72 seguaci, partì dalla Mecca alla volta di Kufa con la speranza di raccogliere ulteriori consensi, ma, durante il tragitto, venne attaccato da Yazid nella desolata piana di Karbala (Iraq); accampatosi sulle rive dell'Eufrate, Hussein trovò l'esercito nemico a sbarrargli la via dell'acqua e venne vinto per la sete. Si narra che l'Imam preso dalla disperazione, uscì dall'accampamento con il figlio di sei mesi morente (Abdullah) in braccio per chiedere dell'acqua e umanità almeno per i bambini presenti ma quello che ricevette fu una freccia che uccise il figlio. Gli assediati capitolarono dopo dieci giorni e furono decapitati.
La moschea dedicata all'Imam Hussein a Karbala, città santa dove il nipote di Maometto fu decapitato (Karim Sahib/Ansa)
E' a questo evento che si fa risalire la scissione fra sunniti e sciiti. Questi ultimi rivendicavano il fatto che dovesse essere Hussein, figlio di Alì, genero di Maometto e primo Iman degli sciiti a succedere al Profeta nella lotta per la leadership del neonato Islam e non Yazid.
La drammaticità e il significato di questi eventi hanno fatto si che la comunità sciita, per amore verso la Ahl-al-Bayt, la famiglia del Profeta Maometto, abbia sempre ricordato i primi dieci giorni di Moharram, ed il decimo in particolare, con riunioni e manifestazioni di cordoglio che hanno contribuito nei secoli a tener vivo il dolore per questo evento e a tramandare l'insegnamento dell'amore assoluto e della fede sincera per Dio e le virtù della pazienza e della resistenza di fronte agli oppressori anche ponendo la propria vita come estremo sacrificio. 
Da allora per il giorno dell'Ashura è dovere di ogni Shiita commemorare il triste fato. Nella condivisione del dolore la sofferenza assume le diverse sembianze dell'auto-flagellazione cadenzato dal ritmico battito delle mani sul petto o con le spade che vengono battute sulla fronte provocando profonde ferite. Queste pratiche sono diventate, comunque, sempre meno comuni per il forte processo di modernizzazione che non risparmia neanche il mondo islamico. Due anni fa ero ancora in Libano nello stesso periodo e non mi è capitato di imbattermi in queste forme estreme di dolore ma si capisce che la ricorrenza è molto sentita e i locali, così sempre aperti e disponibili, per un breve periodo, si chiudono nel loro dolore e nel desiderio di isolarsi. Alcuni Iman, particolarmente ispirati, nei dieci giorni di celebrazione, raccontano episodi commoventi di queste vicende e i fedeli escono dalle husseinie sempre molto provati e commossi. Abbiamo molto rispetto per questo e pertanto le nostre prossime attività dovranno tenere conto di questo periodo particolare.
Alcune informazioni di questo post sono state tratte da un documento dell'Ambasciata Americana in Italia altre sono state raccolte sul posto; personalmente sono restato affascinato da questa storia ma non mi permetto, come mio costume, di esprimere nessun giudizio sulle vicende storiche.
Fedeli sciiti a Karbala con il ritratto dell'Imam Alì (Yannis Behrakis/Reuters)
Un caro saluto.

venerdì 19 dicembre 2008

Tiro

Di Tiro vi avevo già raccontato in un post precedente, ma il mio interesse per questa città nasce da molto lontano.
Quando in terza elementare ho iniziato a studiare storia, ricordo di essere rimasto affascinato dalle vicende dei Fenici. Come tutti sanno, questo popolo di navigatori e commercianti ha toccato tutte le coste del Mediterraneo spingendosi ben oltre le colonne d'Ercole. A bordo di agili e veloci imbarcazioni, i Fenici partivano dai porti di Tiro e Sidone affrontando il mare con pochi strumenti e tanto coraggio.
Tiro, la citta' sacra al dio Melkart doveva la sua ricchezza alle molte colonie, al commercio dei tessili purpurei e alle costruzioni navali. Fu costruita inizialmante sulla terraferma ed in seguito su una prospicente isola sotto il regno del re Hiram; infatti costui decise di ingrandire ed abbellire la citta' ma cio' attiro' la brama dei conquistatori tra cui il re babilonese Nabucondonosor ed Alessandro il Grande.
L'espansione di Tiro comincio' nell'814 a.C. con la fondazione di Cartagine in Africa settentrionale da parte di alcuni commercianti che, in seguito, fondarono molte altre colonie sparse sulle coste del Mediterraneo e dell'Atlantico
Nel 333 a.C. Alessandro il Grande decise di conquistare questa citta' strategica. Inizialmente gli abitanti della citta' accolsero Alessandro nella regione come governatore impedendogli tuttavia di entrare nella loro citta' sacra. Il condottiero allora assedià Tiro per sette mesi; ordinò la costruzione di un molo per raggiungere le mura della parte insulare alla quale diede l'assalto incendiandola, uccidendo 6.000 dei suoi abitanti e disperdendo gli altri.
Tiro, comunque, continuò, sotto i successori di Alessandro, a battere la propria moneta d'argento e recuperò la sua posizione culturale e commerciale.
Nella mia mente di bambino mi vedevo a bordo delle navi fenicie alla scoperta dell'ignoto; mai avrei pensato di visitare, con la stessa meraviglia, quei porti a distanza di quasi quarant'anni da quel primo approccio con la storia.
Tiro è a un'ora di auto da Beirut ed è una città caotica e disordinata tuttavia il lungomare (soprattutto quello che guarda a sud), i parchi archeologici ed il suo souk meritano di essere visitati.
Il lungomare dicevo... qui è possibile parcheggiare la macchina nei pressi di una grande moschea e con una passeggiata di 5 minuti,
raggiungere il sito archeologico di al-Minà; il biglietto di ingresso costa 2.50 euro e il primo colpo d’occhio è estremamente suggestivo con resti di epoca romana e bizantina che digradano verso il mare fino all’antichissimo porto egizio.
Situato nella parte anticamente insulare della città, il sito presenta subito una scenografica strada colonnata
che termina al già citato porto egiziano a sud;
sulla destra è possibile notare una singolare arena rettangolare mentre sulla sinistra insistono i ruderi di un ampio complesso termale romano.
Queste terme coprono una lunghezza di 70 metri per 39 di larghezza ed erano il luogo d'incontro preferito dagli atleti. Erano costituite da larghe sale decorate ed attrezzate di piscine, acqua calda e fredda e saune. Oggi rimangono solo i resti delle grandi vasche che servivano a raccogliere l'acqua richiesta per azionare questo impressionante sistema.
Sull'ultima colonna di destra della strada principale (la prima di sinistra per chi viene dal mare), c'è incisa una croce grezza; un locale venditore di patacche archeologiche mi dice che è stata tracciata dai primi Crociati sbarcati a Tiro.
La visita del sito, a seconda dell’interesse può richiedere fino a due ore.
Nell’area archeologica, nei pressi di un imponente albero secolare,
c’è una postazione delle Forze Armate Libanesi (forse alloggi) non immediatamente riconoscibile se non per una garitta (non presidiata) con le insegne del Libano; è consigliabile non avvicinarsi. 
Al termine della visita è piacevole una rilassante passeggiata sul lungomare
ed una visita ad uno dei locali ivi presenti che offrono piatti libanesi con un ottimo rapporto qualità/prezzo. Mi sento di consigliarvi il Salinas il cui simpatico proprietario si fa in quattro per servire il meglio della cucina libanese.
Terminato il pranzo è d'obbligo una visita all'altro sito archeologico che si trova sulla terraferma e comunemente chiamato "ippodromo". Si tratta dell'area di al-Bass dove è possibile ammirare un'ampia necropoli risalente alle epoche romane e bizantine tra i secoli II e VI d. C.
un arco trionfale (II sec.) costruito dagli antichi abitanti di Tiro in onore del loro imperatore Settimio Severo
e l'immenso ippodromo romano costruito nel II sec. a. C. il più grande e meglio conservato al mondo con i suoi 480 metri di lunghezza ed i suoi 160 metri di larghezza. Poteva accogliere fino a 30.000 spettatori che si radunavano per assistere alla corsa dei carri.
Tra l'altro in questo ippodromo, dopo quattro anni, è ripreso un gran bel festival estivo (segno evidente che in queste terre sta tornando lentamente la normalità grazie anche agli Italiani della missione ONU di UNIFIL). Una dei numerosi ospiti di questa manifestazione è stata la beniamina nazionale Soumaya Baalbaky, cantante libanese di grande successo nel mondo arabo che si affaccia sul Mediterraneo.
Termina qui la nostra visita ad una città ricca di storia e di contrasti con un mare bellissimo e gente cordiale ed ospitale.

giovedì 11 dicembre 2008

In giro per Beirut

Oggi avevo da sbrigare alcune pratiche a Beirut presso la nostra Ambasciata, per cui parto di buon mattino per farmi gli oltre 100 km di strada per raggiungerla. Arrivato in congruo anticipo rispetto all'appuntamento, mi concedo un giro nel caotico traffico della capitale. Il tempo è tornato splendido, non ho fretta e quindi mi immergo con il giusto spirito nel casino variopinto e strombazzante del centro. E' sorprendente vedere la totale mancanza di regole nella guida ma nel contempo anche la tranquillità con cui la gente sopporta cose che in Italia avrebbero altre conseguenze. L'aspetto singolare è che non ho visto un solo incidente tant'è che sono arrivato alla conclusione che il traffico scorre solo perchè nessuno rispetta le regole... se qualcuno si trovasse a Beirut pensando di guidare all'europea credo avrebbe una montagna di problemi. Ah... dimenticavo... l'esperienza di guida fatta a Bari (eh eh) mi ha aiutato molto a uscire indenne dall'allegro carosello di macchine.
E adesso vengo all'aspetto comico: in pieno centro, ero fermo ad un incrocio regolato (si fa per dire) da un vigile, la mia macchina ha una bandiera italiana in bella vista stampata sulla fiancata e il suddetto vigile ha bloccato il traffico in tutti i sensi e si è avvicinato a me con un sorriso sardonico. "Cosa avrò fatto mai?" ho pensato e lui mi chiede se avevo in macchina un CD di Bocelli da regalargli!!! Capite? Ha bloccato il traffico per un CD... poche ore dopo mia moglie, invece, avrebbe beccato una multa per divieto di sosta a Trieste... scherzi del destino.
Il Libano.... un paese meraviglioso!!