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Lettori fissi

Un piccolo diario che ha come filo conduttore il mio amore per la montagna e per i viaggi in genere... ma anche pensieri e riflessioni su quello che mi circonda perché il vero esploratore è colui che non ha paura di spogliarsi delle ipocrisie e aprirsi all'ignoto.

lunedì 14 luglio 2008

Val Venosta

Oggi è una giornata grigia che ha concesso una tregua al caldo di questi giorni; in attesa del sole vi vorrei parlare di una splendida valle dell'Alto Adige.
Quando si sente parlare di Val Venosta inevitabilmente il pensiero si sofferma sulle mele che in gran quantità e varietà sono prodotte in tutta la regione.
Se siete in Alto Adige e avete voglia di compiere una gita che gratifichi la vostra voglia di passare una giornata a contatto con una natura meravigliosa vi consiglio di percorrerla senza fretta in auto da sud verso nord fino al Passo di Resia. Le prime indicazioni stradali si trovano nei pressi di Merano.
Questa valle è la più occidentale della provincia di Bolzano ed è considerata quella maggiormente soleggiata di tutto l'arco alpino; è dominata dal gruppo dell'Ortles che annovera la cima più alta del Trentino-Alto Adige. 
Tutti i paesini del fondovalle meritano una visita ma ci sono due località che mi hanno particolarmente colpito. 
La prima è la città murata di Glorenza: un borgo medievale che si sviluppa interamente all'interno di alte e massicce mura che ne testimoniano l'importanza strategica e commerciale che rivestiva fino agli anni 30 del secolo scorso; situata a poca distanza da Svizzera e Austria è stata centro di traffici e di commerci sin dal medioevo, subì la distruzione alla fine del '400, durante la guerra di Engadina. In seguito a quell'episodio si munì di una cinta muraria  ancora oggi esistente. Risulta estremamente gradevole passeggiare tra le sue viuzze all'ombra di imponenti porticati o sui camminamenti delle mura. 
Mi son fermato a godere del ritmo lento di un tempo che queste antiche pietre han visto passare da innumerevoli secoli. Una quiete magica con altri pochi suoni: il sommesso vociare degli abitanti, lo scrosciare di una fresca fontana, una leggera brezza tra le fronde di un albero ottuagenario. Per me sono questi gli attimi che riempiono di significato l'avventura della vita.
Glorenza con i suoi 850 abitanti è la città più piccola d'Italia ed è l'unica in Alto Adige con le fortificazioni interamente conservate. 
Ricordo di essermi fermato per pranzo alla Weisses Cruz (Croce Bianca), un piccolo e caratteristico locale con stube annessa; il proprietario con estrema cordialità mi ha servito un'ottima seconda colazione a base di speck, formaggi, knodel (canederli), carne di maiale con patate dolci ed un gelato con frutti di bosco caldi. 
Dopo aver curiosato su un depliant che riportava di un processo ai topi celebrato nel 1520, ho ripreso la macchina per risalire la valle verso nord. 
Poco prima del passo Resia che chiude la valle, la strada costeggia, sulla sinistra, prima il lago naturale di S. Valentino alla Muta e immediatamente dopo quello artificiale di Resia; è proprio qui che c'è uno dei posti più suggestivi di questa splendida regione. Il lago già da solo merita una gita ma, continuando a costeggiarlo, ad un certo punto, in una specie di piccola baia, si erge dalle acque verdi un campanile. Lascio la macchina in uno dei parcheggi a ridosso della strada e scendo sulla riva per osservare questo inconsueto spettacolo. 
E' il campanile di Curon, il capoluogo della Valle che, alla fine degli anni '40, fu sommerso dalle acque del bacino artificiale; il paese venne poi ricostruito sulle sue sponde mentre l'unico edificio superstite del paese è diventato una delle attrazioni più fotografate del Tirolo. Tra le dicerie nate intorno a questo luogo si narra che durante le giornate di tempo inclemente, qualche volta, sia possibile ascoltare il suono delle campane che proviene dal fondo del lago. Le sponde dello specchio d'acqua si prestano a magnifiche passeggiate, a bagni di sole e a attività sportive di tutti i generi.
Siamo oramai al passo di Resia che chiude la Valle  e porta a termine la nostra gita; per il rientro si può percorrere la strada al contrario ma, se avete tempo e voglia, è raccomandabile superare il confine, dirigersi in direzione est verso Innsbruck e da qui puntare verso sud rientrando in Italia dal Brennero; anche questa è una magnifica strada. L'ultima volta che l'ho percorsa, ricordo che mi sono affidato al mio Garmin che mi ha fatto compiere all'altezza di Sautens, molto prima di Innsbruck, una deviazione verso sud. Devo dire che non ho capito bene la strada che ho percorso, in sostanza mi sono piacevolmente perso (in realtà non è così in quanto il Garmin mi ha portato a destinazione) ma è stata veramente appagante; ho avuto modo di apprezzare un itinerario non turistico con strade di montagna perfettamente tenute, paesi e borghi da cartolina e pascoli circondati da foreste e laghi scarsamente frequentati. Peccato che i miei compagni di viaggio non hanno gradito questo girovagare... ma questa è un'altra storia.
Cartografia di riferimento per la parte italiana: fogli 4344 delle Edizioni Tabacco.

domenica 13 luglio 2008

I Nostri Angeli

Il post precedente mi dà lo spunto per parlare di un premio vero, istituito da amici speciali ed assegnato da una giuria di eccellenza a professionisti dell'informazione che si impegnano a raccontare un'infanzia e un'adolescenza rubata e tormentata in ogni angolo del mondo. 

Oggi per me è una giornata di profonda riflessione; non può che essere così. Dopo aver assistito ieri sera all'evento finale del premio giornalistico "I Nostri Angeli" istituito dalla "Fondazione Luchetta" a Trieste nella splendida Piazza Unità,  non posso non pensare a quanta infanzia violata ci sia in ogni angolo del nostro pianeta. Per la professione che svolgo mi è capitato più volte di entrare in contatto con realtà terribili e difficili da raccontare; le sensazioni si accavallano nella mente e nel cuore in maniera tumultuosa e selvaggia, vorrebbero uscire e comunicare alla "comoda e sicura" civiltà del benessere cosa significhi, per un bimbetto minuscolo, un sorriso o una carezza, un pallone sgonfio o una maglietta non griffata. Per fortuna ci sono dei giornalisti in prima linea che sono molto più bravi a raccontare queste storie ed è a loro che è rivolto questo Premio. 

Il mio amico Mauro provvederà quanto prima a pubblicare sul sito ufficiale della Fondazione un completo resoconto della manifestazione. 

Nella mia mente rimangono tante belle immagini e sensazioni, colloqui e incontri, buoni propositi e fiducia nel futuro.  Mi ha fatto piacere salutare e scambiare poche battute con i giornalisti Toni Capuozzo,  Paolo Pichierri di Telequattro e Marinella Chirico di RaiTre FVG; persone le cui doti umane e professionali ho avuto modo di apprezzare in precedenti occasioni. Ho potuto riabbracciare Mauro Utel che, nonostante la vicinanza (abitiamo entrambi a Trieste), non vedevo da diversi mesi. Il dott. Andolina è stato, come sempre, squisito e generoso nel ricordare, anche dal palco della manifestazione, la collaborazione e l'amicizia che si è creata tra la Fondazione e l'organizzazione per la quale lavoro. Infine l'incontro, purtroppo molto veloce, con il Presidente Enzo Angiolini che ho ringraziato per quello che è riuscito a realizzare insieme ai suoi collaboratori.

Oltre a  tutto questo, della serata di ieri mi rimarrà in mente la splendida scenografia incastonata in una delle più belle piazze d'Italia; le canzoni di Edoardo Bennato che hanno allietato la serata e tre mini fiction realizzate da Sebastiano Somma in Bosnia.

Grazie Fondazione... grazie di cuore. 

Chiudo ricordando una cosa atroce che mi è stata raccontata da un amico che ha avuto il coraggio e la forza di superare tutte la barriere burocratiche per adottare un bambino proveniente da una delle repubbliche nate dalla dissoluzione dell'U.R.S.S.: quando è entrato nell'orfanotrofio per abbracciare quello che di li a poco sarebbe diventato il suo bambino ha visto altri piccoli con terribili e vistose cicatrici  sulla schiena........ a voi le conclusioni.

Se potete aiutate la Fondazione.

A presto.

Una immagine dello scorso anno.