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Lettori fissi

Un piccolo diario che ha come filo conduttore il mio amore per la montagna e per i viaggi in genere... ma anche pensieri e riflessioni su quello che mi circonda perché il vero esploratore è colui che non ha paura di spogliarsi delle ipocrisie e aprirsi all'ignoto.

giovedì 14 maggio 2020

La Roggia dei Mulini di Lozzo di Cadore

Se si è appassionati di natura e archeologia industriale, può essere appagante percorrere un bell'itinerario nel paese di Lozzo di Cadore: la Roggia dei Mulini.
Lozzo può, a buon diritto, essere definito "il paese dei mulini": il suo territorio, attraversato dal Rio Rin, in passato ha tratto da questo torrente sostentamento per gli imprenditori della zona e le filiere ad esso collegate.
Lungo il percorso, sono tuttora visibili diversi opifici utilizzati un tempo come mulini, fucine e segherie; questi rappresentano uno dei migliori esempi di archeologia industriale del Cadore e la recente ricostruzione della roggia in legno e della ruota di uno degli antichi mulini permette di comprendere più approfonditamente il valore storico del luogo e la sua bellezza. Questo itinerario presenta le testimonianze di un passato in cui l'acqua veniva sfruttata come forza motrice nella lavorazione del grano, della lana, del ferro, del legname e, successivamente, per la produzione di energia elettrica.
In una bella giornata di sole, assieme alla mia compagna di viaggio, percorro in auto la strada che da Pieve di Cadore porta verso Auronzo per entrare nel pittoresco borgo di Lozzo e, seguendo le indicazioni arrivare nei pressi di un edificio industriale sede, un tempo, di un lanificio; qui possiamo lasciare l'auto per iniziare l'itinerario.
L'itinerario è corredato di pannelli esplicativi ma può essere utile scaricare un agile guida pieghevole cliccando qui.
Il paesaggio è quello tipico della montagna con tanto verde cui fanno da contraltare le cime circostanti e alcuni edifici che attirano la nostra attenzione.
Il primo è il già citato lanificio dei Fratelli Zanella, meglio noto in paese come filanda de Mariana della lana; edificato al termine del secondo conflitto mondiale, era sede della filanda a conduzione famigliare dove si trasformava la lana grezza in lana filata. La suggestione del posto mi porta a immaginare un passato, nemmeno troppo lontano, quando, soprattutto le donne, portavano la lana appena tosata agli addetti della filanda per la vendita; giungevano di mattina presto anche da lontano, persino dalla Carnia, e attendevano pazientemente che la lana fosse trasformata in filato per poi riprendere la via di casa non prima di aver corrisposto agli addetti della filanda il corrispettivo per la lavorazione.  Nel seminterrato c'erano i magazzini per la lana grezza che era poi commerciata direttamente dalla proprietà. I colori non erano molto vivaci (bianco, grigio e nero) ma ci pensava la natura a riempire di cromie meravigliose l'ambiente cadorino. 
Da qui cominciamo a salire per il sentiero che costeggia il Rio Rin
notando che quest'ultimo è stato imbrigliato e regimentato con opere di ingegneria idraulica per proteggere l'abitato e portare abbondanti flussi di acqua verso le attività presenti sulla sua riva sinistra. Il monte Revis, sulla riva opposta, mostra i fianchi gessosi tormentati dalle piene del torrente.
La prima struttura che osserviamo dal basso è il mulino dei Pinza; lo raggiungiamo in breve.
Questo mulino esisteva già nei primi anni del 1800 come risulta da un documento del 1846 con il quale veniva sancita la divisione della struttura in due parti avvenuta nel 1810. In realtà si tratta di due mulini distinti, all'epoca dotati ciascuno di due ruote. Il mulino dei Pinza conserva tuttora le due ruote esterne
e, all'interno, due macine per il mais e un trapano per una piccola fucina da fabbro realizzata dopo la Seconda Guerra Mondiale.
L'altro mulino di Zanella in Loda è stato privato di ogni attrezzatura. Entrambi i mulini cessarono la loro attività negli anni 50 dello scorso secolo. Alcune tracce di muri perimetrali sul lato sud-est dell'edificio rappresentano i resti di una gualchiera in cui si follava la lana mediante magli azionati idraulicamente.
A breve distanza si trova un altro edificio molto interessante che raggiungiamo in poco tempo; si tratta del mulino "Da Pra - Calligaro".
Restaurato  con fondi del progetto della Commissione Europea "Raffaello" è caratterizzato per la presenza di una grande ruota verticale a cassette (non collegata ad organi interni) alimentata dal sistema a caduta "per di sopra" che aveva il vantaggio di sfruttare, oltre alla forza di impatto dell'acqua, anche la forza di gravità della massiccia ruota in legno.
Esistente già nel 1830, questo mulino era dotato di due ruote alimentate da una roggia con un salto d'acqua di 5 metri. Inizialmente ospitava un follo da panni e una fucina convertiti successivamente in due mulini dotati di due macine da grano ciascuno. In seguito, nella parte esposta a sud, venne costruito un avancorpo che ospitava una piccola fucina che terminò l'attività nel 1933.
Il sito è molto suggestivo e invita a una sosta all'ombra di un bel noce sotto cui giace una macina consumata dal tempo e dall'uso.
Un canale quasi asciutto porta le acque di scarico del mulino ad un vicino lavatoio; un grazioso ponticello in legno consente di attraversarlo.
Riprendiamo il cammino e, salendo per alcuni gradini in pietra, arriviamo al mulino Del Favero che fu l'ultimo a cessare le attività negli anni '80.
Una tavoletta votiva risalente al 1764 lo raffigura con tre ruote; queste azionavano due macine per grano ed un pilaorzo. Nel 1943 fu rimodernato sostituendo le ruote con una turbina ad asse verticale. Dando un'occhiata al suo interno sembra che tutto sia rimasto congelato all'ultimo giorno di lavoro.
Proseguendo, il percorso ci porta ad un altro lavatoio protetto da una bella tettoia
e ad un confortevole gazebo dove è possibile fermarsi a riposare e consumare una merenda.
Nelle immediate vicinanze possiamo osservare l'officina di produzione di energia elettrica Baldovin Carulli nota come la Centrale di Leo;
realizzata nel 1926, forniva energia a tutto il paese ed era alimentata da una conduttura lunga più di 650 metri con presa d'acqua dalla soprastante diga di sbarramento edificata nello stesso anno.
Attualmente la centralina è ancora attiva e fornisce circa 200 utenti.
A questo punto terminiamo la visita non prima, però, di una deviazione, attraverso la stradina asfaltata attigua alla centralina, per un breve giro nella caratteristica borgata Pròu. Significative alcune abitazioni, diverse dalle altre, costruite per la maggior parte in legno con scale esterne che collegano i ballatoi e con sottotetto aperto dove venivano appese le pannocchie di grano turco per terminare la maturazione.
Proseguendo in discesa torniamo al parcheggio dell'auto e possiamo tornare a casa contenti per aver messo qualcosa di bello nella nostra bisaccia della conoscenza.
Un caro saluto.

Fonti:
Dott. Arch. Caterina Dal Mas, La roggia dei mulini lungo il Rio Rin a Lozzo di Cadore, Pieve 2006 - Tesi di laurea in architettura, anno accad. 1996-1997.
Danilo De Martin e Giulia Larese - Pieghevole percorso della Roggia dei Mulini
Possibilità di visite guidate tutti i sabati di luglio e agosto con ritrovo alle ore 9,00 davanti all'Ufficio Turistico di Lozzo di Cadore, tel. 0435.76051.

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