"Ardisco offrire al popolo italiano tutto quel che mi rimane - e tutto quel che da oggi io sia per acquistare e per aumentare col mio rinnovato lavoro - non pingue retaggio di ricchezza inerte ma nudo retaggio di immortale spirito. Già vano celebratore di palagi insigni e di ville sontuose, io son venuto a chiudere la mia tristezza e il mio silenzio in questa vecchia casa colonica, non tanto per umiliarmi quanto per porre a più difficile prova la mia virtù di creazione e trasfigurazione. Tutto, infatti, è qui da me creato o trasfigurato. Tutto qui mostra le impronte del mio stile, nel senso che io voglio dare allo stile. Il mio amore d’Italia, il mio culto delle memorie, la mia aspirazione all’eroismo, il mio presentimento della Patria futura si manifestano qui in ogni ricerca di linea, in ogni accordo o disaccordo di colori. Non qui risanguinano le reliquie della nostra guerra? E non qui parlano o cantano le pietre superstiti delle città gloriose? Ogni rottame rude è qui incastonato come una gemma rara. La grande prova tragica della nave "Puglia" è posta in onore e in luce sul poggio, come nell’oratorio il brandello insanguinato del compagno eroico ucciso. E qui non a impolverarsi ma a vivere sono collocati i miei libri di studio, in così gran numero e di tanto pregio che superano forse ogni altra biblioteca di solitario studioso. Tutto qui è dunque una forma della mia mente, un aspetto della mia anima, una prova del mio fervore. Come la morte darà la mia salma all’Italia amata, così mi sia concesso preservare il meglio della mia vita in questa offerta all’Italia amata."
Con questo atto Gabriele D'Annunzio donava all'Italia la sua residenza sul Lago di Garda: il Vittoriale.
Con questo atto Gabriele D'Annunzio donava all'Italia la sua residenza sul Lago di Garda: il Vittoriale.
E' la cittadella monumentale cha il D'Annunzio allestì e abitò negli anni '30 a Gardone Riviera, pittoresca cittadina sulla sponda lombarda del lago.
Straordinario e insuperato insieme di edifici, vie, piazze, teatri, giardini, parchi e corsi d'acqua.
Già nel Settembre del 1917 il poeta volando sul Garda scrisse "Tutto è azzurro, come un'ebbrezza improvvisa, come un capo che si rovescia per ricevere un bacio profondo. Il lago è di una bellezza indicibile".
Successivamente all'impresa fiumana "O Italia o morte!" lo stesso Mussolini disse: "Gabriele D'Annunzio è come un dente marcio o lo si estirpa o lo si ricopre d'oro...io preferisco ricoprirlo d'oro".
Fu così che il Vate, avendo aderito in parte al pensiero fascista, poté costruire il Vittoriale a spese del regime, con il patto che tutto sarebbe stato donato allo stato dopo la morte del poeta. Ecco spiegato il nome "Vittoriale degli Italiani" poiché più che di D'Annunzio era di tutto il popolo italiano e da qui la massima che leggiamo alle soglie del Vittoriale "Io ho quel che ho donato".
Il progetto dell'intero complesso si deve all'architetto Giancarlo Maroni; lo stesso che progettò l'edificio che funge da ingresso alla cascata del Varone e la centrale idroelettrica della Rocchetta alle porte di Riva del Garda. I lavori di trasformazione dell'abitazione originaria iniziarono nel 1921 e terminarono dopo la morte del poeta. Nel 1925 venne dichiarato monumento nazionale.
Acquistato il biglietto si accede al giardino attraverso il viale principale;
prima di arrivare alla residenza del sommo poeta, sulla destra si giunge al teatro all'aperto
dove l'acustica è perfetta e l'effetto scenografico creato dal lago è stupendo; fu ideato dallo stesso D'Annunzio per la rappresentazione delle sue opere e per l'esecuzione di concerti.
Ritornati sul viale si prosegue e, nei pressi della Prioria, si arriva al semicerchio dell'Esedra con il tempietto delle memorie dannunziane. Era questa la prima tomba del Vate e adesso raccoglie i simboli della Patria che tanto gli furono cari: la bandiera di Fiume, l'acqua del Piave, il gagliardetto del suo reggimento e la terra del cimitero di Pescara.
Accediamo adesso alla Piazzetta Dalmata, cuore del Vittoriale; sotto un porticato ammiriamo la Fiat Tipo 4 con la quale il D'Annunzio, nel 1919, compì la marcia su Fiume.
Nella piazzetta attendiamo il nostro turno perché all'interno degli ambienti residenziali è possibile accedere solo accompagnati dalle guide.
Chiamata Prioria, la villa di D'Annunzio contiene più di 33.000 libri, la maggior parte ancora da aprire. Tutte le stanze sono caratterizzate dalla penombra poiché la luce diretta dava fastidio al poeta che soffriva di fotofobia. Qui non è possibile scattare foto. All'ingresso sono presenti due stanze una per gli ospiti indesiderati e una per per gli ospiti desiderati (Mussolini fu ricevuto in quella degli indesiderati). Continuando, arriviamo allo studio del poeta, che vi morì il 1° marzo 1938;
sulla scrivania sono ancora presenti i suoi occhiali. Forse la stanza più suggestiva è quella dove il poeta si ritirava a meditare, piccola, ma molto ricca di oggetti, il letto ricorda nella forma una culla (rappresentante la nascita), e una bara (simbolo di morte).
La sala da pranzo è caratterizzata da una tartaruga a capotavola ed è curioso notare che D'Annunzio soleva dire ai suoi ospiti che quella tartaruga era morta di indigestione; un modo "velato" per invitare gli ospiti a mangiare di meno (probabilmente io non sarei stato un gradito ospite in casa D'Annunzio). Nel corso della visita incontriamo lo studio del Poeta detto "Officina" con tre scalini e per accedervi bisogna piegarsi per evitare il basso architrave; ciò per obbligare il visitatore ad inchinarsi al cospetto del luogo dove si respirava arte e lavoro. Questa è l'unica stanza dove la luce diurna non è schermata. La stanza da letto è caratterizzata invece dalla presenza di numerosi oggetti di origine esotica: sete persiane, maioliche cinesi e piatti arabo-persiani. Il bagno è in stile francese e viene soprannominato anche bagno blu, per via del colore prevalente delle ceramiche e dell'arredamento composto da più di 600 oggetti.
Terminata la visita usciamo a vedere la luce gardesana: calda e accecante.
Dopo aver visitato l'auditorio, sul cui soffitto è appeso l'aereo SVA 10 con il quale lo scrittore compì il famoso volo su Vienna, ci inoltriamo nei giardini che coprono il 50% circa del Vittoriale; verso il lago è stata montata, su uno sperone, come a navigare su un mare di cipressi, la prua della nave "Puglia", donata dalla Marina Militare nel 1925, che al suo interno ospita un museo con modellini navali e gli arredi originali della stessa R. Nave Puglia.
E' questo il punto più sorprendente di tutto il sito;
la visione di questa nave che dalla montagna sembra scendere verso l'azzurro specchio del "Benaco marino" è grandiosa.
Salendo verso monte troviamo un edificio
dove è custodito il MAS che effettuò la Beffa di Buccari
e al suo fianco giungiamo al Mausoleo
sulla cui sommità sono custoditi i caduti del Natale di sangue. Qui sono disposte in cerchio dieci arche, sette delle quali sono i sepolcri dei legionari fiumani, compagni di guerra del poeta.
Nel centro, quasi librata nell'aria, l'arca in porfido di Gabriele d'Annunzio.
Siamo sul punto più alto del Vittoriale;
il colpo d'occhio sulla macchia mediterranea che ci circonda e sul placido lago è di una dolcezza indicibile.
Ancora una volta la mente vola alta a riflettere sulle miserie umane e su quello che è capace di costruire una natura lasciata libera di esprimersi.
Dopo queste riflessioni prendiamo la via del ritorno e ci fermiamo ad ammirare, nel boschetto delle magnolie, l'Arengo che è un recinto marmoreo di colonne e sedili dove il Comandante riuniva i compagni d'arme; il posto, per il fatto di essere in disparte e di sembrare abbandonato è di una suggestione unica.
Poco lontano c'è il piccolo cimitero dei cani del poeta.
Terminata la visita raccomando vivamente una visita al paese di Gardone che offre una bella passeggiata sul suo raffinato lungolago.
Per maggiori informazioni sulla visita, gli orari ed il costo dei biglietti visitate il sito ufficiale del Vittoriale molto ben realizzato.
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