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Lettori fissi

Un piccolo diario che ha come filo conduttore il mio amore per la montagna e per i viaggi in genere... ma anche pensieri e riflessioni su quello che mi circonda perché il vero esploratore è colui che non ha paura di spogliarsi delle ipocrisie e aprirsi all'ignoto.

lunedì 4 agosto 2008

Passeggiando sul Mangart

Fu nel lontano 1794 che un turista per primo mise piede sul monte Mangart (2678 m.), quarto monte per altezza della Giulie: si trattava del conte Hohenwarth, vicario del vescovo Salm di Gurk nella Carinzia austriaca. Le fonti scritte però non fanno riferimento a bracconieri e pastori che già secoli prima avevano percorso ogni palmo del Mangart. Il primo rifugio fu costruito dai Cechi seguito, più tardi, da un altro realizzato da alpinisti di Trieste e Villach e, infine, da quello attuale situato poco sotto la Sella del Mangart gestito dalla Associazione Alpina di Bovec.
Dopo una notte in cui la pioggia ha ripulito l'aria, decido di intraprendere un percorso (per gran parte automobilistico) che mi condurrà a risalire il fianco sloveno del Mangart sulla strada più elevata di tutta la Slovenia, in un severo paesaggio di alta montagna con la possibilità di ammirare panorami vasti e maestosi (ecco l'importanza dell'aria pulita). 
Parto di buon mattino da Tarvisio e percorro la S.S. 54 per Cave del Predil che ho visitato il giorno precedente, supero il paese ed il suo lago e proseguo in salita in direzione del valico del Predil; poco prima di entrare in territorio sloveno mi fermo sulla destra (comodo parcheggio) a visitare rapidamente una fortificazione della prima Guerra Mondiale. E' la Batteria Sella del Predil. Da questa posizione si  gode di un gran bel panorama sul sottostante lago; adesso, però, ho fretta di arrivare alla mia meta per anticipare il caldo che sento aumentare. Risalgo in macchina, supero le strutture dell'ex valico. 
In territorio sloveno incontro subito un'altra fortificazione che ignoro ripromettendomi di visitarla al ritorno e proseguo in discesa; a circa un km. dal valico incontro il primo bivio/incrocio e abbandono la strada principale prendendo quella che svolta a sinistra (presenti indicazioni turistiche); la quota in questo punto è di 1094 mt. Dopo poco la strada, pur conservando il fondo asfaltato per tutti i suoi 12 km, diventa molto stretta ed in salita pertanto occorre moderare fortemente la velocità e prestare la massima attenzione incrociando altri veicoli ma anche ciclisti e motociclisti. Per avere un'idea della strada date un'occhiata a questo filmatino di YouTube. La strada, costruita nel 1940 dai militari italiani si inerpica tra fitti boschi di larici, pini neri e silvestri, abeti rossi e bianchi; alcune indicazioni ci ricordano che siamo entrati nel Parco Nazionale del Triglav. 
A circa metà della strada è necessario fermarsi per pagare un pedaggio di 5 Euro e proseguire. Continuando a salire, il bosco lascia posto prima a mughete ed in seguito al classico paesaggio di alta montagna con rocce, prati e fiori. La strada si fa sempre più ardita e pittoresca; si attraversano cinque gallerie dopo le quali il percorso si fa più tranquillo. Si notano sui bordi della strada numerose aree di parcheggio, subito dopo il rifugio Koka na Mangrtum la strada procede ad anello (1986 m.) a senso unico per altri 60 m. di dislivello;
proseguo per il breve anello godendomi delle immagini luminosissime e, scendendo, parcheggio nei pressi del rifugio per potermi godere questa aria frizzante che mi costringe ad indossare una felpa antivento che avevo messo preventivamente nello zaino. 
La salita è andata bene, non ho incrociato veicoli in senso opposto; sono leggermente preoccupato per la discesa ma adesso che ho finalmente la montagna sotto gli scarponi risalgo un sentiero che mi riporta in breve al punto più alto della strada poc'anzi percorsa e da qui alla Forcella della Lavina, una sella erbosa a quota 2055 mt. a ridosso del confine con l'Italia. Lo spettacolo è da mozzare il fiato: alla mia sinistra le Cime Verdi, alla destra il Travnik e poco oltre la sagoma imponente del Mangart; 
davanti a me, verso nord, si apre la Valle della Lavina con i due laghi di Fusine circondati dalla foresta millenaria di Tarvisio che sembrano due smeraldi adagiati su un velluto verde; alle mie spalle si dispiega la strada appena percorsa con, sullo sfondo, la silhouette dello Jalovec. 
Dopo una buona mezz'ora di contemplazione, i miei passi mi portano a seguire il sentiero verso il Mangart (est) indicato da bollini rossi con centro bianco; dopo essere passato sotto lo spuntone roccioso del Travnik approdo alla forcella Mangart (m. 2273) da cui lo spettacolo è ancora più suggestivo. 
Da questa forcella partono i sentieri per la ferrata degli Italiani a nord (che però attualmente è chiusa) e per quella degli Sloveni ad est. Io mi fermo qui, mi stendo su un fresco prato e con il binocolo mi godo le superbe pareti rocciose del Mangart con i variopinti escursionisti che si affannano nella sua conquista attraversando anche un paio di residui di nevaio. 
Dopo aver sostato a lungo in questo posto ridiscendo al vicino rifugio per scattare ancora qualche fotografia; qui incontro parecchi escursionisti che hanno occupato i non tanto numerosi tavoli all'aperto e pertanto decido di "togliermi il dente" e di scendere a valle sperando di non incontrare sulla strada veicoli in risalita. La speranza si è purtroppo resa vana in quanto ho incrociato una mezza dozzina di auto che mi hanno costretto a delicate manovre per non finire fuori strada. 
Arrivato comunque al fondo valle senza ulteriori inconvenienti mi dirigo verso sud-ovest deciso a visitare l'uscita della galleria di Bretto di cui ho già riferito in un altro post. Sul breve tragitto, incassato in quella che gli Sloveni chiamano la valle delle cento cascate, raggiungo Log Pod Mangartom e mi fermo alla "gostilna" Mangart proprio al centro del paese sulla strada principale; una bella e solida costruzione di montagna il cui gestore Milan Crnigoj offre ai viandanti, reduci dalle vicine escursioni, i piatti della tradizione locale: polenta con pecorino e ricotta, gulash di selvaggina con gnocchi di pane farciti, rihta (polenta a strati farcita con verdure e formaggio e cotta al forno), sruklji di Log (involtini di pasta ripieni di mele, pere uva sultanina e noci conditi con burro di montagna), braciole di selvaggina con croccantini di semolino, gibanica (dolce a strati farcito con ricotta dolce casereccia), potica (versione slovena delle gubana friulana). 
Soddisfatto e satollo, senza alcun rimorso per la linea, all'uscita della locanda, in prossimità del torrente Koritnica il mio sguardo viene attratto da un segnale turistico che sembra indicare un percorso per raggiungere una cascata. Il sentiero è molto bello e dopo un lungo tratto tra bellissimi prati che regalano un paesaggio "svizzero" si inoltra in un fitto bosco di conifere sempre costeggiando il corso d'acqua; purtroppo, dopo due ore di cammino non ho trovato alcuna cascata ma l'itinerario è stato comunque piacevole e rilassante.
Ritornato alla macchina, con il sole che nel suo tragitto  celeste si prepara a celarsi dietro le cime circostanti, ritorno lentamente verso il Passo del Predil dove mi fermo per l'ultima sosta a visitare la fortificazione vista al mattino; si tratta dello Sbarramento Passo Predil ma, anche di questa opera, dirò in un altro post. Stanco ma soddisfatto rientro nei confini nazionali e mi fermo a rimirare il tramonto sul Lago di Predil con la mente che vaga libera nelle praterie dell'anima. 
Cartografia di riferimento: foglio 019 della Tabacco anche per la parte in territorio sloveno.

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