Le previsioni per oggi parlavano di una giornata variabile ma senza pericolo di precipitazioni. In effetti il cielo era quasi limpido per cui si può osare qualcosa di più "faticoso".
Decido, quindi di salire al Rifugio Zacchi.
C'ero già stato otto anni orsono ma, allora, ci ero arrivato sul fare dell'imbrunire, col fuoristrada dell'organizzazione per la quale lavoro, regolarmente autorizzato dalla Forestale e... non è proprio un bel modo di andare in montagna.
I sentieri di accesso partono dai laghi di Fusine e più precisamente da quello superiore.
Dallo spiazzo che funge anche da parcheggio, occorre individuare la costruzione del ristorante "Ai Sette Nani" nei cui pressi partono i sentieri 512 e 513.
Prendo una strada forestale e subito entro nel bosco nel quale riconosco, oltre all'abete, anche il salice e il mirtillo. Dopo aver superato una sbarra che impedisce agli animali al pascolo di riversarsi sul lago
e a dieci minuti dalla partenza arrivo ad un bivio;
da qui prendo a sinistra per il sentiero 512 (giacchè il 513 è più semplice e lo avevo fatto già in macchina). La quota è ancora quella del lago (941 m.) non sono salito di molto
ma d'ora in avanti sarà una ripida serie di gradinate artificiali
che mi premetterà di superare i quattrocento metri di dislivello in uno spazio relativamente breve.
Il sentiero sparisce nella foresta millenaria di Tarvisio. E' quasi tutto in ombra ma questo non impedisce una certa fatica. L'attraversamento di un piccolo ruscello da un pò di refrigerio.
Nel bosco non c'è pericolo di perdere l'orientamento; i segnavia del C.A.I. sono onnipresenti.
Dopo un'ora e mezza di salita senza tregua, tra il fitto bosco intravedo la colorata sagoma del rifugio.
Finalmente!
In breve arrivo sullo spiazzo erboso che anticipa il rifugio
e uno spettacolo maestoso mi si para davanti agli occhi: le superbe nude pareti del massiccio del Mangart si stagliano a sud.
Impressionanti, bianche, compatte, apparentemente invalicabili.
Uno spettacolo della natura. Ad ovest, invece, le scenografiche Ponze chiudono l'orizzonte così da formare una quinta di roccia superba.
Dopo essere rimasto ad ammirare questo spettacolo mi dirigo verso il rifugio.
Sono a quota 1380 m.
Il rifugio trae origine dalla Capanna Piemonte del 1919 distrutta da una valanga nell'inverno del 1931/32; ricostruita e successivamente ampliata nel 1952 assurge al rango di rifugio e viene intitolato al Col. Luigi Zacchi, accademico del C.A.I. Questa costruzione, di proprietà della Regione è affidato alla Sezione C.A.I. Monte Lussari di Tarvisio. Dispone di 20 posti letto, sala da pranzo, bar ed una magnifica terrazza al cospetto dei giganti di roccia che ho descritto prima.
Per ulteriori informazioni vi rimando al sito ufficiale del rifugio.
Mi siedo volentieri, tra gente allegra, ad un tavolino della terrazza. Il mio sguardo non smette di spaziare sul Mangart.
Già solo il nome di questa montagna incute timore reverenziale.
Ordino frico con funghi e polenta
e concludo il pasto sostanzioso con strudel di mele e grappa ai mirtilli.
Al termine bighellono ancora nei dintorni del rifugio
e finalmente mi decido a riprendere la via del ritorno. Questa volta prendo il sentiero 513 che coincide con la pista forestale recentemente rifatta.
La discesa scorre via piacevolissima e senza intoppi.
La natura è una meraviglia di colori.
Il naso costantemente all'insù ad ammirare le alte vette
fino a quando lo sguardo non riesce ad intravedere tra la vegetazione i laghi di Fusine.
E ancora i laghi man mano che si scene svelano la loro bellezza.
In breve sono alla Capanna Ghezzi
con le sue sentinelle di legno scolpito
e dopo altri 20 minuti di cammino
arrivo al parcheggio.
Un ultimo saluto al lago superiore di Fusine
e al Mangart che sorveglia da millenni la zona.
Cartografia di riferimento: carta topografica per escursionisti Ed. Tabacco foglio nr. 019.
9 commenti:
Complimenti, veramente una bellissima descrizione di luoghi meravigliosi ed incontaminati.. magari, se concorde potrei mettere il link a questo blog sul mio.. www.ricettedautore.tk
Questo percorso escursionistico non ho avuto ancora modo di testarlo ma lo conosco bene: è "raccomandato" nelle guide scursionistiche!!
Che fortuna, proprio una bella giornata! Qui aspetto il bel tempo per venire da quelle parti ma ogni giorno è minaccioso! Uffa!!! Un saluto
@Felix: per me va bene anche se non vedo molti punti in comune con un blog di cucina.
@Sissi: infatti oggi è stato brutto e me ne sono andato nell'Austra Felix!!
è un pò che non passo da quelle parti. Il nuovo rifugio era ancora in costruzione l'ultima volta. Toccherà "testare" lo strudel e la grappa ai mirtilli e bearmi di nuovo degli stupendi scenari.
ciao
Davvero interessante!
Mi raccomando, prima del 24 dobbiamo assolutamente raccontarci molte cose. Magari un dopocena, prima che io crolli dal sonno :-)
(?!? perchè gli amici non vengono a trovarci in novembre!?!)
Ciao. Non sono stato ancora allo Zacchi dopo la nuova apertura , ci son passato che stravano lavorando e poi ci sono ritornato in inverno con le ciaspe facendo il tuo stesso giro al contrario. Fa sempre piacere vedere le tue foto e leggere i tuoi racconti dettagliati.
Un saluto
Luca
Grazie Luca.
Una delle cose belle di questo rifugio è la fine del percorso. Ritorni ai Laghi di Fusine e dimentichi istantaneamente la stanchezza.
un percorso davvero molto bello.... è stato un piacere leggerti.. :-)
splendido percorso.... è stato un vero piacere leggere questo racconto...
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