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Lettori fissi

Un piccolo diario che ha come filo conduttore il mio amore per la montagna e per i viaggi in genere... ma anche pensieri e riflessioni su quello che mi circonda perché il vero esploratore è colui che non ha paura di spogliarsi delle ipocrisie e aprirsi all'ignoto.

sabato 14 agosto 2010

Il forte corazzato di Chiusaforte

Dopo un inverno ed una primavera importanti per la mole di lavoro svolta, finalmente qualche giorno di vacanza nelle mie amate Giulie.
I primi due giorni sono stati accompagnati da tempo piovoso per cui li ho trascorsi a rimpinguare la mia documentazione su questi magnifici luoghi dilapidata, qualche tempo fa, da un'amica.
Questa mattina le previsioni davano tempo incerto ma appena sveglio, aprendo le finestre, vedo un bel sole filtrare tra gli abeti. Non ho perso tempo; ho buttato qualcosa nello zaino e sono partito per una breve gita. Non ero intenzionato a fare granché (in realtà le cose andranno diversamente).
Saltato in macchina lascio Tarvisio e mi dirigo verso Udine; è mia intenzione visitare il forte di Chiusaforte. Ero passato tante volte sotto la sua mole che si staglia su un rilievo che domina il Fella e la S.S. Pontebbana e la curiosità di visitarlo mi è sempre restata. 
In realtà questa visita dovevo compierla con il mio amico Gianni ma un volo di 5 metri fuori programma lo ha messo momentaneamente ko.
Superato di poco l'abitato di Chiusaforte, sulla destra si aprono due spiazzi a breve distanza uno dall'altro; parcheggio sul secondo spiazzo e proseguo, sempre sulla "Pontebbana", per un centinaio di metri. Sulla destra, ricavato sul fianco di una galleria della vecchia Ferrovia Pontebbana, parte il sentiero di accesso al forte che risale il versante occidentale del poggio sul quale giace il forte. Chi arriva da Udine dovrà superare la frazione di Roveredo e subito dopo sulla sinistra noterà il sentiero; 
conviene parcheggiare subito dopo sulla sinistra sempre nel solito parcheggio.
Inizio la salita, piuttosto agevole ma un pò faticosa per il caldo. Tutto intorno è un tripudio di allegre e multicolori farfalle svolazzanti.
Al secondo tornante, sempre in vista del forte, 
incrocio i ruderi di una costruzione piuttosto malmessi e infestati dalla vegetazione spontanea; è quello che resta del forno che, ovviamente, produceva il pane per soldati. 
Ancora un pò di fatica e dopo un quarto d'ora dalla partenza, una sorpresa mi si presenta davanti agli occhi: chiuso per lavori!! Divieto di accesso con ordinanza del Sindaco.
Ma come? Non ho trovato da alcuna parte notizie sull'impossibilità all'accesso; addirittura presso il primo parcheggio c'è anche un tabellone che illustra le modalità della visita e non si fa cenno alla sua chiusura.
Molto contrariato mi avvicino allo sbarramento e noto che altri (molto pochi in realtà) sono già al suo interno e stanno compiendo la visita. 
Tendenzialmente sono piuttosto ligio ai regolamenti ma in questo caso la poca "delicatezza" nei confronti dei visitatori mi ha fatto diventare meno sensibile e pertanto, superato lo sbarramento, inizio la visita al forte raddoppiando la prudenza che fa parte del mio bagaglio e facendo appello alla mia esperienza maturata in occasione di altre visite a strutture belliche ben più pericolose. Voi, ovviamente, non seguite il mio esempio e aspettate che il forte apra ufficialmente.
Il forte è in ristrutturazione. Dal cortile sono ben evidenti le opere di consolidamento e di restauro. 
Molti locali sono chiusi con porte in vetro o imposte metalliche; attraverso i vetri riconosco gli ambienti che ospitavano le camerate. Forse vorranno ricavare degli spazi espositivi. Credo che quando i lavori saranno terminati questo forte sarà una bella opportunità per Chiusaforte.
Alle spalle delle camerate si trova una costruzione a due piani fatiscente che era adibita a magazzini e deposito.
Dal cortile si gode di una magnifica vista su parte del Canal del Ferro in direzione Sud-Ovest, sul Fella che lo percorre e sul parcheggio dove ho lasciato la macchina.
Rientrante nel progetto generale di fortificazione dei confini nazionali lungo l'arco alpino, la costruzione  ebbe inizio nel 1904 e terminò nel 1913, oramai alla vigilia del primo conflitto mondiale. Fu subito munito di 4 cannoni da 120 mm. protetti da cupole corazzate tipo "Ispettorato" spesse 40 mm. 
e poste nella parte sommitale del forte a dominio della valle sottostante sia verso Nord-Est (direzione di maggiore interesse)
che verso Sud-Ovest. 
La portata delle granate era di 7,7 km.
Quassù il sole è piacevolmente caldo e mi concedo un attimo di pausa per godere del paesaggio.
Nel forte fu curato particolarmente il sistema di difesa vicina rappresentato da gallerie coperte per fucilieri, 
postazioni sui fianchi per mitragliatrici
e muraglioni con feritoie. 
Queste gallerie, molto ben tenute, sono visitabili anche dall'interno in quanto nessuna porta sbarrata ne impedisce l'accesso anche se quest'ultimo si apre presso una costruzione diroccata situata al termine della rampa che dal cortile porta al terzo livello.
Il forte, comunque, si rivelò particolarmente vulnerabile al combattimento a distanza. Prova ne fu la scarsa resistenza opposta all'avanzata delle truppe austro-tedesche nell'ottobre del 1917, alcuni giorni dopo lo sfondamento di Caporetto; venne infatti conquistato dai "Cacciatori Imperiali", il 30° Battaglione "Feldjager", dopo una breve battaglia a preludio della tragica invasione della pianura friulana. In realtà, per un equivoco, la guarnigione che occupava il forte, convinta che sarebbero arrivati ordini per il ripiegamento, aveva provveduto a distruggere le tavole di tiro e tutti i documenti sensibili per evitare che cadessero nelle mani del nemico cosicché, quando arrivò quasi inaspettato l'ordine di resistere, il forte era, di fatto, impotente.
Durante la seconda guerra mondiale, soprattutto i vani più appartati quali i depositi per le polveri ed i magazzini vennero utilizzati dalla popolazione locale quale rifugio antiaereo.
Per visitare alcuni di questi ambienti occorre munirsi di torcia elettrica e scendere, attraverso delle scale situate nell'avancorpo, ai livelli inferiori.
La presenza di un custode fu garantita dall'Esercito fino agli anni '60.
Sono solo al termine della visita. La sacralità di questo posto mi pervade. E' incredibile che in luoghi così belli si siano svolti episodi cruenti e drammatici. Chissà che era Bonanni Luigi di Raveo il cui nome, accanto all'anno 1908, ho rintracciato ben evidente su un muro del forte.
Nel cuore nessuna croce manca.
Prima di riprendere la via del ritorno, un ultimo sguardo al forte.

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