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Lettori fissi

Un piccolo diario che ha come filo conduttore il mio amore per la montagna e per i viaggi in genere... ma anche pensieri e riflessioni su quello che mi circonda perché il vero esploratore è colui che non ha paura di spogliarsi delle ipocrisie e aprirsi all'ignoto.

sabato 21 agosto 2010

Cima del Cacciatore

Quando si è in vacanza i giorni scorrono troppo velocemente. Quando poi anche le condizioni meteorologiche non aiutano, la cosa può risultare piuttosto antipatica.
Questa mattina ancora una giornata grigia ma le previsioni dicono con scarse probabilità di precipitazioni.
Andare in montagna col cielo coperto (ma non è solo un problema della montagna) significa rinunciare agli splendidi colori della natura e molto probabilmente anche a panorami mozzafiato.
Nonostante questo decido di tentare la salita alla Cima del Cacciatore.
Questa montagna è un rilievo delle Giulie che raggiunge i 2071 metri e si eleva nella foresta millenaria di Tarvisio, fra la Valbruna e la Vale di Riofreddo. E' conosciuto anche come Steinerner Jager o Cacciatore di Pietra perchè una antica leggenda narra di un cacciatore che sparò contro il vicino Santuario del Monte Lussari e venne trasformato in pietra.
Una pietra composta da dolomia dello Sciliar (dolomie bianche e grigie e calcari dolomitici).
Ho citato prima il Lussari e infatti per raggiungere il Cacciatore occorre salire su questa montagna, magari approfittando della cabinovia (12 Euro il biglietto di andata e ritorno). 
Ed eccomi per l'ennesima volta al cospetto del magnifico borgo del Lussari che sembra abbarbicato al suo piccolo Santuario. Non ho fatto foto perchè il cielo è veramente scuro.
Entro nel borgo, percorro l'unica viuzza piena di localini e proseguo sulla vecchia e panoramica strada militare che attraversa a Ovest sia il Lussari che il Prasnig in discesa.
Arrivato a una piccola cappella votiva (1715 m.), 
dove ha termine la Via Crucis meglio conosciuta come Sentiero del Pellegrino che sale dalla Valle di Lussari, imbocco il sentiero che parte alle spalle dell'edificio ed è marcato con il segnavia CAI n. 613. 
Questo sentiero, con modesta pendenza entra in un bosco misto di faggi, abeti, aceri e betulle.
In autunno credo che questo posto sia un'esplosione di colori caldi, oggi è solo un bosco di un verde bruno sotto un cielo grigio. Superata una forcella, il sentiero prosegue ai piedi delle dirupate pendici della Croce del Poverello, 
un'elevazione rocciosa che rappresenta il contrafforte più settentrionale della Cima del Cacciatore e segna una quota di 1942 m.
Il bosco si fa più rado, la pendenza è aumentata notevolmente e, con essa, anche la fatica. Dopo un attraversamento a mezza costa, tra mughete e rododendri, salgo a tornanti una ripida conca detritica raggiungendo la soglia morenica dell'anfiteatro ai piedi delle cime sommitali del Cacciatore.
L'ambiente si è fatto improvvisamente severo e affascinante. Una alta bastionata rocciosa grigia chiude l'orizzonte su tre lati, ai piedi estesi ghiaioni, risultato del lavoro di antichi ghiacciai. Sul fondo un piccolo residuo di nevaio e di fronte una strana macchia di erba a forma di gigantesco cuore.
Dopo la contemplazione, riprendo il cammino seguendo le evidenti tracce del sentiero, 
percorrendo con un traverso in salita il lato destro del circolo glaciale. 
Qui il sentiero diventa piuttosto friabile e occorre procedere con cautela. 
L'ambiente continua ad essere selvaggio.
Su una parete di roccia alla mia destra noto una vecchia targa dedicata al Capitano degli Alpini Giuseppe Falcone travolto da una slavina mentre tracciava una nuova via nel 1970.
Un attimo di raccoglimento davanti alla targa che avrebbe bisogno di essere restaurata e riprendo il cammino.
Finalmente arrivo al punto "focale" del percorso: sono alla base del canale che separa le due cime del massiccio. 
Una specie di fenditura attrezzata con cavi di acciaio per agevolarne la salita. Sono solo, non conosco l'itinerario e sono indeciso sul da farsi; qualcuno mi ha detto che proseguendo sul sentiero si può evitare questa "ferratina".
Provo ad andare avanti ma il sentiero peggiora ed è sempre più instabile. Arrivo ad una selletta da cui parte un sentiero che in cresta sembra dirigersi verso la cima. Mi siedo per riposarmi e il tempo continua a peggiorare; dalla Valle di Riofreddo salgono fredde nuvole, mi passano davanti e vanno a coprire la vetta del Cacciatore. 
Alcuni gracchi alpini si levano in volo; il loro piumaggio nero li fa sembrare dei corvi.  Comincio a sentirmi scoraggiato ma imbocco il sentiero di cresta. Niente da fare; dopo una cinquantina di metri il sentiero diventa impraticabile. Ritorno sui miei passi e con cautela raggiungo nuovamente il canale attrezzato. 
Vedo escursionisti che vanno su e mi aggrego anch'io.
Il canale presenta una paretina attrezzata con una corda fissa e nel prosieguo della salita troverò altre  due corde fisse. Dopo il primo "strappo" mi trovo nella depressione che divide le due cime su un pendio di detriti instabili. Qui occorre fare molta attenzione a non scaricare pietre su chi ci segue. 
Arrampicandomi con cautela, finalmente, intravedo molto vicina la croce in ferro che segna la vetta orientale, la più alta.
Bene! Escursione riuscita!
Sono sulla vetta del Cacciatore. 
Quassù, in uno spazio chiaramente angusto, trovano posto la croce in ferro, una campana e la custodia del libro di vetta. 
Anche se il tempo non è un granché, si intuisce che il panorama è mozzafiato. 
Le Caravanche slovene, i Tauri austriaci, le Carniche, lo Jof di Montasio, lo Jof Fuart, i monti della Valle di Riofreddo e della Val Coritenza e naturalmente il Lussari, unica isola di sole in tanto grigiore. 
Data l'ottima posizione, durante la Grande Guerra sulla cima si trovava un piccolo osservatorio mentre nella sottostante Sella Prasnig erano posizionate artiglierie, mitragliatrici e trincee austriache a sbarramento del passo verso la valle di Riofreddo da cui si poteva raggiungere facilmente Tarvisio, sede del comando austriaco e le fortificazioni di Cave del Predil
Dopo aver fatto numerose fotografie, aver suonato la campana e aver recuperato il fiato, mi accingo a scendere con grande attenzione, almeno fino alla fine del tratto attrezzato.
In un'ora sono alla cappelletta incontrata all'inizio.
Non essendo ancora sazio di montagna decido di scendere sul sentiero del pellegrino fino alla Malga Lussari per mangiare qualcosa. 
La malga è proprio rustica, 
vi si fa il formaggio e la ricotta (come in tutte le malghe) e fanno anche piatti caldi per gli escursionisti.
Salsiccia, frico, polenta e birra mi danno ristoro 
immerso in un paesaggio "svizzero"
il tutto per € 11,50.
Ora, però, c'è il problema di risalire al Lussari. Dalla cappelletta sono sceso di parecchio e per arrivare alla funivia devo superare ancora un dislivello di 200 m. Mi metto faticosamente in cammino mentre il tempo volge finalmente al bello. 
Con gambe legnose arrivo al borgo,
approfitto dell'ottima luce per "sparare" qualche foto.
infine, mi avvio alla funivia prima che arrivino le 17,15, corsa di chiusura degli impianti, non prima di aver dato un ultimo sguardo sul Lussari.

5 commenti:

Anonimo ha detto...

ottimo ausilio per noi escuesionisti della domenica... potresti solo approfondire tempi, dislivelli e difficoltà? grazie comunque per i tuoi suggerimenti ed impressioni....

Trekker ha detto...

Caro amico anonimo,
grazie per i complimenti.
Partendo dal borgo del Lussari ci si mette circa un'ora e mezza per arrivare alla base della ferratina e 15 minuti per affrontare il canalino attrezzato.
Il dislivello tra l'imbocco del sentiero CAI 613 e la Cima del Cacciatore è di 356 mt.
Per quanto riguarda le difficoltà, direi E fino alla base della ferratina, EE fino alla cima.
Un caro saluto.

Anonimo ha detto...

vorrei sapere la difficolta di raggiungere Cima Cacciatore,ho fatto la via del pellegrino ed e' stata dura non sono abituata a camminare in montagna ,sarei in difficolta'.grazie x la risposta e complimenti

Trekker ha detto...

Se non sei abituata a camminare in montagna ti sconsiglio di tentare la salita alla Cima del Cacciatore. Come ho scritto nel post l'ultima parte è attrezzata con una corda in acciaio alla quale occorre tenersi per avere ragione di un canalino piuttosto ripido e in alcune parti franoso. Se, comunque, proprio vuoi tentare fallo in compagnia di qualcuno esperto.
In ogni caso sempre prudenza... come dico spesso "non c'è disonore nel non raggiungere la vetta!".
Ciao e grazie per la visita.

Anna ha detto...

Ciao Trekker ho fatto la via del Pellegrino in discesa la settimana scorsa. .non ti dico come erano le gambe il g. Successivo! ;-) Lussari e' un luogo magico. . Avevi proprio ragione . Ci sono infati ritornata pochi gg dopo in occasione del Tramontosul Lussari quando cioe' la cabinovia rimane in funzione fino alle 22. BELISSIMO! Grz x avermi fatto conoscere questi bei luoghi.