Ancora un viaggio per Beirut.
Parlo di viaggio perché tale è... anche se poco più di 100 chilometri mi dividono dalla capitale del Libano.
Insieme al mio team e ad altri amici, per motivi di sicurezza, partiamo prestissimo (alle 5) quando il cielo è ancora buio e le stelle dormono dietro pesanti coltri di nubi. Ci troviamo nell'interno del Libano meridionale a circa 800 mt. di quota; anche se potrà sembrare strano, fa freddo... un freddo umido che ti penetra nelle ossa. La sera precedente avevamo predisposto in ufficio il bollitore per prepararci un the bollente ma ci accorgiamo di esserci dimenticati lo zucchero per cui ci infiliamo nelle macchine e partiamo senza indugio.
Rare sono le macchine che incrociamo per strada mentre con una certa frequenza ci troviamo a salutare i componenti delle varie pattuglie italiane di UNIFIL che controllano il territorio giorno e notte sui familiari blindati bianchi.
Superiamo Tiro con il mare immerso nell'oscurità che immaginiamo placidamente disteso alla nostra sinistra; attraversiamo il Litani (Leonte) e raggiungiamo Sidone (Saida) percorrendo un lungomare addormentato con la grande moschea illuminata a giorno ed il pittoresco Castello del Mare nella penombra in splendido isolamento su un lembo di terra strappato al mare.
Proseguiamo velocemente e dopo poco meno di 70 chilometri di autostrada giungiamo a Beirut; è ormai giorno e la città e già in pieno fermento. Ci immergiamo nel traffico e il nostro Nasser ci guida verso un chiosco per una robusta colazione. Tutti prendiamo le "manakiche", le tipiche pizze libanesi nella versione al timo o al formaggio. La temperatura ora si è fatta piacevole e mentre godiamo della colazione appena sfornata osserviamo il caotico affannarsi di persone e veicoli diretti verso il vicino centro.
Abbiamo un impegno presso la nostra Ambasciata nel pomeriggio pertanto dopo una breve consultazione, dove ognuno dice una cosa diversa dall'altro, prendo la decisione di andare a visitare Jounieh a nord di Beirut; mi pare di cogliere alcune occhiate di disappunto da parte di Barbara e di altre due ragazze che avrebbero preferito restare in città magari per dello shopping ma, ignorandole, si parte verso la nuova meta (è bello essere un capo!).
Per uscire da Beirut dobbiamo affrontare un traffico allucinante e impieghiamo circa un'ora per percorrere i 15 chilometri che ci separano da Jounieh.
Questa citta conserva l'impronta del passato col suo vecchio souk in pietra. La strada principale è fiancheggiata da entrambe le parti da caffè e ristoranti, botteghe, negozi e laboratori d'artigianato, banche, supermercati ed hotel di ogni categoria. Ma non è il centro cittadino l'oggetto del mio interesse; voglio visitare il sito su cui si erge il santuario di Nostra Signora del Libano, un'attrazione che seduce sia libanesi che turisti. Prendiamo a destra (indicazioni per Harissa) per una ripida strada panoramica che risale il costone roccioso che incombe imponente sulla città e dopo numerosi tornanti arriviamo ad un ampio parcheggio dove lasciamo le macchine.
Veniamo subito disturbati dall'orribile struttura moderna del santuario che ha veramente poco a che vedere con la piacevolezza del sito.
Noi, invece, ci dirigiamo verso la vicina statua della Madonna del Libano che si innalza sulla collina di Harissa. Un bel piazzale, impreziosito dai celebri cedri del Libano, circonda una piccola cappella dalla forma conica sul cui vertice è eretta l'imponente statua. Percorrendo una scala a spirale è possibile giungere fino alla base del monumento.
Da qui la vista che si gode sulla sottostante baia è qualcosa di indescrivibile, peccato che il tempo sia in peggioramento e lo sguardo non riesce a spingersi fino a Beirut.
A poche centinaia di metri si staglia la bella sagoma della chiesa greco-ortodossa di San Salvatore costruita sui resti di un tempio romano dedicato a Serapide.
La piacevolezza di quest'oasi di pace e tranquillità ci spinge a trattenerci a lungo ammirando le forme dei cedri e la struttura della città dall'alto.
E' possibile arrivare fin quassù con una bella cabinovia che parte dal centro di Jounieh.
Avevo intenzione di proseguire per visitare il sito archeologico di Byblos ma la pioggia che comincia a cadere e gli atteggiamenti poco entusiastici delle donne che sono con noi mi spingono a rivedere i programmi e quindi ripieghiamo per rientrare a Beirut.
Altra ora di coda e siamo nel centro della città; parcheggiamo in tripla fila e ci infiliamo nel lussuoso centro commerciale ABC dove regna silenzio e tranquillità.
Finalmente, tra i miei, vedo alcuni visi trasformarsi in entusiastiche espressioni (le femminucce) mentre altri virano verso una noia rassegnata (i maschietti). E' veramente difficile mettere d'accordo tutti. Ad ogni modo, dopo un, tutto sommato, piacevole giro dove l'unico acquisto è stato una scatola di costosi cioccolatini acquistati da Barbara, ci mettiamo alla ricerca di un ristorantino dove pranzare. Decidiamo per Nando's, un posto dove fanno cucina portoghese sotto una bella cupola in vetro all'ultimo piano del centro. Marco ed io diamo spettacolo divorando razioni industriali di pollo cucinato in maniera eccellente.
Nel pomeriggio siamo tutti invitati in Ambasciata per un evento mediatico; qui abbiamo appuntamento con l'amica giornalista Valeria che però rimane bloccata da un violento nubifragio che manda in tilt il già disordinato traffico cittadino.
Quando usciamo dalla bella sede della nostra rappresentanza diplomatica che domina Beirut dall'alto, il temporale è cessato e comincia ad imbrunire.
Valeria ci da appuntamento al Caffè degli Specchi in Rue Gemeizeh, uno storico locale molto ben frequentato nel quartiere cristiano. Qui, immersi in una accogliente atmosfera cosmopolita facciamo tavolata e pensieri e discorsi spaziano sulla situazione politica libanese, sulle prossime elezioni, su quello che succede in Italia e su cose più frivole. Da provare in questo locale la limonata e menta... veramente deliziosa.
Salutata Valeria, ci dirigiamo a piedi verso la vicina e moderna Moschea Mohamad Al Amine splendidamente illuminata nella animata sera di Beirut.
E' davvero uno spettacolo e rimaniamo incantati dalla sua imponenza e dall'eleganza dei suoi minareti.
Ci avviciniamo timidamente ad una delle sue entrate dove un custode ci dice ce possiamo entrare ma le donne devono restare fuori (!) decidiamo allora solo di affacciarci per osservare l'unico, immenso ambiente tutto coperto da tappeti e dominato da un enorme e spettacolare lampadario in cristallo. Incantevole!
Si è fatto tardi e la strada del rientro ci attende per cui raggiungiamo le macchine e poniamo fine alla prima piacevole giornata di turismo da quando siamo qui in Libano.
4 commenti:
Un sogno...
Beirut me la immaginavo diversa...è veramente bella!
Buoni viaggi Trek!
Ciao
Quando il topo non c'è i gatti ballano! :D Grazie per avermi invitato, conto di rifarmi alla prossima.
Ah era così il proverbio? Mi sa che devi ancora resettarti.
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