In un tiepido pomeriggio di febbraio, Elena ed io decidiamo di fare una delle classiche passeggiate tanto amate dai Triestini per il meraviglioso panorama che si gode sul Golfo di Trieste.
Con l'auto saliamo sull'altopiano carsico e raggiungiamo l'abitato di Opicina per poi dirigerci verso il vicino Obelisco dove c'è un piccolo parcheggio.
Il nome ufficiale della passeggiata che porta dall'Obelisco di Villa Opicina alla falesia di Prosecco è "Strada Vicentina" (a ricordo dell'ingegner Vicentini che ne curò il progetto agli inizi dell'800), ma il nome comunemente usato per indicarla è quello di "Napoleonica" (frutto della fantasia popolare secondo la quale il sentiero venne realizzato dalle truppe francesi all'epoca dell'occupazione transalpina per facilitare i collegamenti militari).
Il tracciato attuale, è stato completato dal Governo Militare Alleato negli anni '50 e rimodernato con lavori di ripristino e di segnaletica del Comune di Trieste.
La Napoleonica offre facilità di accesso e di percorso e un microclima particolarmente mite, dovuto alla protezione delle rocce dal vento freddo di Bora, anche in questa stagione.
La passeggiata ha quindi inizio all'Obelisco di Opicina, eretto nel 1830 in onore dell'imperatore Francesco I per ricordare la realizzazione della nuova strada tra Trieste e Vienna.
Siamo a 343 metri sul livello del mare, a pochi passi dalle rotaie dello storico tram di Opicina. Iniziamo a camminare su un fondo comodo e compatto. Subito, sulla sinistra ci accoglie un panorama mozzafiato,
mentre a destra notiamo i pini del Bosco Bertoloni facente parte di un imponente opera di rimboschimento del Carso effettuata a partire dalla metà dell'800 per contrastare la desertificazione del territorio dovuto ai tagli effettuati dalla Serenissima per la costruzione della sua flotta. In circa 30 anni furono realizzati una ventina di boschi (soprattutto pini neri), ricorrendo a manodopera reperita perlopiù sull'altopiano. Ogni bosco fu dedicato a un personaggio illustre dell'epoca. Poco oltre ancora un bosco, questa volta intitolato a Giuseppe Burgstaller-Bidischini (1840-1914), deputato al Consiglio Imperiale d'Austria e presidente della Commissione d'Imboschimento che ci farà compagnia per il resto della passeggiata.
In breve giungiamo al primo belvedere e, approfittando delle piante spoglie, sotto di noi intravediamo le strutture della SISSA (Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati), e tutta l'area del Porto Vecchio di Trieste.
La passeggiata prosegue fiancheggiando alcune recinzioni di abitazioni private.
Il panorama verso il mare è nascosto in buona parte da carpini e roverelle che, tuttavia, ci lasciano intravedere scorci del golfo con il sole invernale che si prepara al tramonto.
Superato un belvedere e il collegamento col soprastante sentiero Cobolli (che riporta all'Obelisco per altro itinerario) il panorama si apre anche sulle lagune di Grado e Marano, mentre sotto di noi riconosciamo il Faro della Vittoria e la riviera di Barcola.
Sopra di noi occhieggia la sagoma inconfondibile del Santuario Mariano di Monte Grisa.
La passeggiata continua protetta da un parapetto metallico
e il panorama non finisce di stupire; di fronte a noi le placide acque del golfo con numerose navi alla fonda in attesa di accedere al porto della città giuliana.
Il sentiero prosegue in leggera discesa; da un belvedere ci affacciamo per ammirare, dietro di noi, Trieste vestita dei colori dell'inverno.
Il fondo del sentiero in ghiaino ora lascia spazio all'asfalto allargandosi; siamo alla quota minima del percorso a 245 metri.
Da qui, dietro di noi, si diparte una traccia di sentiero quasi dimenticato; si tratta della "Strada Stefania", realizzata nel 1886 e che permette di arrivare fino all'Obelisco da cui siamo partiti e dedicata all'arciduchessa Stefania d'Austria.
L'affaccio verso il mare è spettacolare!
Davanti a noi possiamo scorgere l'elegante sagoma candida del castello di Miramare.
Proseguiamo in uno scenario di rocce a picco sul mare.
Poco più avanti passiamo sotto le rocce utilizzate come palestra dagli amanti dell'arrampicata; più di cento vie di arrampicata con vari gradi di difficoltà.
Sulla rupe della falesia possiamo osservare uno stemma scolpito nella pietra e consumato dalle intemperie e dalle vicende umane che ricorda il duro lavoro di scavo nella roccia fatto nel 1821 dall'ingegner Vicentini: Rupibus MDCC-CXXI expugnatis Jacob Vicentinus Odotecnicus. Lo stemma mostra l'aquila bicipite asburgica, decapitata dopo la Prima Guerra Mondiale.
La strada asfaltata prosegue fino a Borgo San Nazario, l'abitato nei pressi di Prosecco costruito nel secondo dopoguerra per accogliere le famiglie degli esuli istriani dopo le vicende dell'esodo.
Noi, però ci fermiamo qui e invertiamo la "marcia".
La passeggiata ha avuto una durata di circa un'ora dove abbiamo percorso, in tutta tranquillità, 4 chilometri; naturalmente occorre raddoppiare tempo e lunghezza in quanto il ritorno, che ci prepariamo a compiere, avviene sullo stesso itinerario.
Ovviamente adesso abbiamo di fronte Trieste fino a che la vegetazione ci consente la bellissima vista.
Un caro saluto.
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