La mia amica Benvenuta che gestisce l'enoteca Dawit a Tarvisio ha parlato sul suo blog dell'arrivo delle fave triestine nel suo locale.
In effetti è proprio questo il periodo in cui, terminate le giornate calde, pasticcerie e forni realizzano questi piccoli capolavori dell'arte dolciaria giuliana. Mi sono detto allora perché non parlarne più diffusamente e magari fornire una ricettina per chi volesse cimentarsi nella loro realizzazione.
Non è difficile gironzolare per le vie di Trieste e percepire, nell'aria oramai fresca, il dolce profumo delle fave appena sfornate dai sentori intensi di mandorle, vaniglia, rosa, cacao e rhum.
Se non resistete al loro profumo vedrete che questi piccoli dolci sono uno spettacolo anche per la vista. Si presentano sotto forma di palline vagamente tondeggianti, leggermente ruvide al tatto, con evidenti screpolature sulla superficie. Sono colorate in tinte pastello: marroni, bianche/crema e rosa. La loro consistenza deve essere friabile e secca ma non dura e devono sciogliersi in bocca.
Un tempo le fave non si mangiavano fino al giorno di Ognissanti dopo aver fatto visita ai defunti. Solo allora i bimbi, che all'epoca non erano corrotti da console e Mc Donald's, potevano farne scorpacciate.
Di seguito vi riporto la ricetta tradizionale... fatemi sapere.
Ingredienti: mandorle bianche pelate italiane o spagnole (250 g.), zucchero (240 g.), farina 00 (120 g.), albumi d'uovo (3), rosolio bianco (50 cl.), alchermes (50 cl.), cacao amaro in polvere (3 cucchiai), acqua di rose (2 cucchiai), vanillina (1 bustina).
Preparazione: distribuite su una placca le mandorle e fatele tostare in forno a 180° senza farle diventare troppo scure (devono solo asciugarsi).
Toglietele dal forno e, una volta raffreddate, tritatele molto finemente. Montate a neve gli albumi, aggiungete la farina poco a poco, lo zucchero e le mandorle tritate cercando di non smontare la neve. Dividete il composto in tre parti; alla prima aggiungeteci il cacao e un pizzico di vaniglia, alla seconda la vaniglia restante ed il rosolo e alla terza l'acqua di rose e l'alchermes.
Fate delle palline grosse come una ciliegia e mettetele su una placca coperta da carta da forno. Inseritele nel forno già caldo a non più di 100° e fatele rassodare. Tiratele fuori quando saranno asciutte.
Devo dire che, comunque, quelle acquistate sono davvero eccellenti e risparmiano la fatica della preparazione.
Le fave possono essere gustate così come sono oppure accompagnate da the, vini liquorosi o vin santo.
Un caro saluto.
4 commenti:
Bella presentazione!
Mia, e delle favette :-)
tnx
Benvenuta
Caspita...con le mandorle...sicuramente mi piacciono
Sono molto buone, Il Bar alla Vittoria di Ampezzo Carnico (UD) le ha portate quest'anno per la prima volta in paese.
Proveròa fare anch'io.
Mandi
Mandi Rosetta,
grazie per essere passata da qui.
A presto.
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