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Lettori fissi

Un piccolo diario che ha come filo conduttore il mio amore per la montagna e per i viaggi in genere... ma anche pensieri e riflessioni su quello che mi circonda perché il vero esploratore è colui che non ha paura di spogliarsi delle ipocrisie e aprirsi all'ignoto.

sabato 8 agosto 2009

Vipiteno - Sterzing

E' ora di tirare un pò di fiato; dopo aver superato, negli ultimi tre giorni, dislivelli per quasi 2400 metri, decido di restare sul fondovalle e fare due passi a Vipiteno... anche perché, nel pomeriggio, mi attende una esperienza inedita sul fiume Isarco proprio qui a Vipiteno.
E' la città principale dell'Alta Valle Isarco ed è considerata uno dei più bei borghi medioevali di tutto l'Alto Adige.
L'antica cittadina feudale (948 m. s.l.m.), giace nell'alto corso del fiume Isarco, in una verde conca della vallata dove confluiscono le valli che scendono dalle Alpi Sarentine e dai gruppi austriaci dello Stubaier, del Tuxer e dello Zillertal.
La zona di Vipiteno fu, probabilmente, abitata dai Reti nell'età del bronzo e del ferro.
Dopo la conquista romana ad opera di Druso nel 15 a.C. il territorio venne incorporato da Claudio nella nuova provincia Raetia.
Con l'apertura, nel II Sec. d.C., di una strada da Pons Drusi (Bolzano) a Augusta Vindelicorum (Augsburg) attraverso la Valle Isarco, fu fondata una stazione stradale romana (mansio) a Vipitenum di cui non si conosce l'esatta ubicazione ma la cui esistenza è testimoniata dalle carte stradali romane del tempo.
Dopo la caduta dell'Impero Romano, dal VI Sec., si erano insediati nella valle i Bajuvari che rivitalizzarono il borgo, ma è solo nel 1180 che si ha una notizia scritta sul nuovo insediamento con il nome di Stercengum/Sterzing.
La Valle Isarco, compresa nella contea del Norital, sotto la sovranità del Duca di Baviera, passò, infine, nelle mani degli imperatori tedeschi del Sacro Romano Impero che affidarono l'amministrazione del territorio ai vescovi di Bressanone. Nel XIII Sec. furono i conti del Tirolo a subentrare ai vescovi e a elevare Sterzing al rango di città (1280). La cittadina conobbe un periodo di prosperità legato al traffico di merci e persone consolidato dal singolare privilegio di dirottare tutto il traffico attraverso il centro cittadino concesso, nel 1363, da Rodolfo IV d'Asburgo, subentrato ai conti del Tirolo nella signoria del "paese tra i monti". Fiorirono artigianato, commercio e attività finanziarie. La massima fortuna Sterzin la conobbe nel XV e XVI Sec. con lo sfruttamento delle miniere di argento e piombo, attorno a Colle Isarco e a Monteneve, che richiamò molti minatori dai paesi tedeschi e anche finanzieri ed imprenditori di livello europeo come i Fugger di Augsburg che si affiancarono a numerosi imprenditori locali. Questo fu anche il periodo della fioritura artistica che si espresse dopo l'incendio del 1443 che distrusse la Città Nuova, nello slancio costruttivo di eleganti dimore borghesi ma anche di imponenti edifici pubblici, consoni al prestigio raggiunto dalla città: il nuovo municipio, la torre della città, la grande chiesa parrocchiale. Tutto questo porta ad un quadro armonico incomparabile dovuto alla fusione di elementi e strutture di culture e stili diversi chiaramente individuabili. La forte connotazione nordica fornita dagli erker
e dai cornicioni delle facciate spesso merlati si fonde con i portici di derivazione italiana che, in un susseguirsi di arcate irregolari per forma, struttura e grandezza, scandiscono in un movimentato gioco di pieni e di vuoti il lato sinistro della strada nella sua parte centrale e quello destro nella parte finale rivolta a sud.
Nemmeno i frontoni barocchi aggiunti nel XVII Sec. scompaginano il quadro d'insieme. Il colore delle facciate in toni sembre vari,
le insegne in ferro battuto di locande e botteghe,
il trionfo dei fiori alle finestre,
l'increspatura degli erker di fogge e dimensioni diverse
danno una sensazione di grande movimento.
Dopo l'impoverimento delle miniere, alla fine del XVI Sec., inizia un lungo periodo di relativa decadenza , vissuta ai margini dei grandi avvenimenti storici che la sfiorano appena a parte il periodo delle lotte di liberazione condotte dall'eroe sudtirolese Andreas Hofer contro Napoleone e i suoi alleati bavaresi. Anche la rivoluzione industriale coinvolse in forma modesta per la città e, anzi, si presentò in forma di minaccia per l'economia locale; si temeva che la costruzione della ferrovia del Brennero (1867) avrebbe sottratto a Vipiteno il suo antico ruolo privilegiato di stazione di passaggio e sosta con pericolo di grave recessione economica. Per questo motivo venne bonificata la palude (Sterzinger Moos) ai margini meridionali della città per ricavarne campi da foraggio e incrementare, così, l'allevamento del bestiame e dare vita all'industria del burro e del formaggio. In realtà proprio l'apertura della ferrovia, della strada del Giovo (1912) e di numerosi rifugi alpini portarono una nuova e preziosa fonte di reddito: il turismo che avrebbe segnato il destino della città nei decenni successivi.
La visita alla città è davvero una esperienza piacevole che resta nel cuore; visitai questa città per la prima volta una ventina di anni fa, in inverno. Passeggiare nel suo centro percorrendo la via principale offre uno spettacolo fiabesco che contribuisce a riconciliare l'animo con il mondo.
L'emblema della città è la Torre delle Dodici che domina e divide la Città Vecchia dalla Città Nuova.
Alta 46 metri, fu costruita nel 1469, nel 1867 un incendio distrusse l'originaria guglia, in scandole di legno rosso, che venne sostituita dall'attuale guglia in pietra con frontone a gradoni. Percorrendo la Via Città Nuova si arriva al monumento di S. Giovanni Nepomuceno
eretta nel 1739 in onore del Santo praghese protettore contro le inondazioni. Nella stessa via, nei pressi della statua,
troviamo il municipio derivante dalla ristrutturazione di un precedente edificio, completato in fasi successive nella prima metà del Cinquecento arricchito da uno splendido erkel poligonale (1524);
è uno dei più begli edifici pubblici del Tirolo.
Nel cortile interno troviamo una delle più importanti testimonianze romane di tutto l'Alto Adige: la stele del Dio Mitra.
Ritornando sui propri passi, e passando sotto la torre, si arriva in Piazza Città, il salotto buono di Vipiteno.
Qui si aprono edifici e alberghi festosi,
degna di nota è la chiesetta gotica del S. Spirito che conserva al suo interno uno splendido ciclo di affreschi del maestro Giovanni da Brunico del 1400. Sempre in questa piazza di trova l'Associazione Turistica di Vipiteno.
Nei pressi della Torre delle Dodici, in direzione ovest è possibile visitare l'interessante Museo Provinciale delle Miniere Jochlsthurn ospitato in una torre che faceva parte delle difese cittadine; nel '400 la torre divenne l'abitazione degli Jochl, una famiglia di imprenditori minerari.
Le sale, decorate con affreschi e dotata di soffitti a cassettoni di legno intagliato del tardo gotico, ospitano esposizioni sulla storia delle miniere del territorio.
Se ci allontaniamo dal centro e ci dirigiamo verso sud possiamo visitare la severa casa dell'Ordine Teutonico con Museo Civico; un'esposizione di carte geografiche, stampe antiche di paesaggi cittadini, lettere e documenti storici. Una parte del museo è dedicata all'artigianato locale.
Nei suoi pressi possiamo ammirare la chiesa parrocchiale Nostra Signora della Palude, sorta ai primi del '400 sul sito di una precedente chiesa romanica e successivamente ampliata e completata nei primi decenni del '500 in forme gotiche; è una delle più grandi chiese del Tirolo, è stata barocchizzata nel XVIII Sec.
Al termine della visita di questa splendida città potete fare lo shopping nei numerosissimi negozi del centro
e, di seguito, riposarvi in uno dei tanti locali che sapranno deliziarvi il palato con le specialità gastronomiche della zona.
Un caro saluto.

4 commenti:

Milica ha detto...

Wonderful town, nice pictures. I like your blog and your mountains.
Now I'm in South America for a particular job with orphans.
Kisses!!

Trekker ha detto...

Hy Milica.
Thank you. I wish you a good job.
Bye.

Anonimo ha detto...

son appena tornata oggi da Vipiteno, non so voi ma il mio occhio ricadeva sempre sulle spettacolari balconate di fiori... il mio rammarico: non aver potuto fotografarle!!
debby

Trekker ha detto...

Beh... certo Debby. La profusione di fiori multicolori alle finestre è una caratteristica di tutto l'Alto Adige (ma non solo) che contribuisce a rendere questi paesi un vero paradiso in terra.
Ciao.