A Pieve di Cadore, su una altura che domina l'abitato, posta alla confluenza del Boite che si immette nel Piave, sorgeva nei tempi passati un castello medievale sicuramente suggestivo.
Il sito probabilmente era frequentato sin dall'antichità come luogo sacro pagano.
In seguito, per il controllo delle vie principali e la difesa del territorio cadorino, fu edificato il castello che, insieme a quello di Podestagno in Ampezzo e ad alcune chiuse e varie opere fortificate che facevano capo al castello di Pieve, costituirà l'apparato difensivo denominato "Fortezza di Cadore".
Le opere difensive minori erano costituite da due chiuse (una si trovava a nord di Lozzo, poco a monte della Chiesa del Loreto a difesa delle vie di accesso che arrivavano dal Friuli e l'altra era a monte di Venàs costituta da un fortilizio in legno a difesa della via che portava verso le popolazioni di lingua tedesca) e uno spalto (palizzata di travi e massi) in Val Popena, poco sotto Misurina.
In seguito, per il controllo delle vie principali e la difesa del territorio cadorino, fu edificato il castello che, insieme a quello di Podestagno in Ampezzo e ad alcune chiuse e varie opere fortificate che facevano capo al castello di Pieve, costituirà l'apparato difensivo denominato "Fortezza di Cadore".
Le opere difensive minori erano costituite da due chiuse (una si trovava a nord di Lozzo, poco a monte della Chiesa del Loreto a difesa delle vie di accesso che arrivavano dal Friuli e l'altra era a monte di Venàs costituta da un fortilizio in legno a difesa della via che portava verso le popolazioni di lingua tedesca) e uno spalto (palizzata di travi e massi) in Val Popena, poco sotto Misurina.
Non si hanno notizie sull'epoca della costruzione del castello di Pieve; il Dott. Jacopi ipotizza che esistesse già nel 900 in funzione difensiva contro le incursioni degli Ungari. La prima testimonianza dl castello risale al 1155 quando il marchese Folco investe Guecello da Camino e la contessa Sofia "per feudum nominative de Castello de Plebe". Nell'aprile del 1421 la rocca passa sotto la dominazione di Venezia che la inserisce nella sfera prefettizia dello Stato da Terra, inviando un Capitano con il compito della sorveglianza militare del territorio e, ovviamente, del castello stesso.
Verso Pieve il castello era inaccessibile per gli strapiombi mentre il resto della struttura era protetto da robuste mura a scarpa che lo rendevano inespugnabile fino all'invenzione delle prime artiglierie che potevano superare le sue difese sia da Monte Ricco che dalle alture sovrastanti Pieve.
L'ingresso era orientato verso occidente, sovrastato da una torre su cui campeggiava il Leone Veneto.
Questa torre con quella del castello di Botestagno della valle d'Ampezzo, fregia lo stemma del Cadore.
Tra le mura della torre trovavano sistemazione le prigioni con quattro celle per rinchiudervi i pochi banditi cadorini: due ricavate nelle fondamenta (giudicate orribili) e due ricavate ai piani superiori. Lungo i muri perimetrali sorgevano un pozzo scavato nella roccia, la cancelleria, gli alloggi del Capitano, la caserma per i soldati, l'armeria e la Santa Barbara, il forno, il magazzino viveri e la cappella di Santa Caterina (due pale ed una statua sono oggi conservati nella parrocchia di Pieve). Al centro insisteva un'ampia piazza d'armi.
Nel 1484 il Cadore chiede a Venezia munizioni per il castello; nello stesso anno la torre viene danneggiata da un fulmine e il 15 marzo si portano sul colle i materiali per il recupero. Nel 1487 il Capitano chiede che almeno un soldato della guarnigione sia addestrato a legare e torturare i prigionieri. Nel 1499 si provvede a rifornire i magazzini di miglio e segale a causa di notizie di movimenti di truppe tedesche ai confini.
Nel 1484 il Cadore chiede a Venezia munizioni per il castello; nello stesso anno la torre viene danneggiata da un fulmine e il 15 marzo si portano sul colle i materiali per il recupero. Nel 1487 il Capitano chiede che almeno un soldato della guarnigione sia addestrato a legare e torturare i prigionieri. Nel 1499 si provvede a rifornire i magazzini di miglio e segale a causa di notizie di movimenti di truppe tedesche ai confini.
Fino al 1516 il Cadore attraversò un periodo di guerra, saccheggi e devastazioni ad opera soprattutto delle truppe dell'Imperatore Massimiliano d'Asburgo impiegato ad arrestare l'ascesa di Venezia nella guerra della Lega di Cambrai; Pieve e il suo castello non ne uscirono immuni. In particolare, il maniero nell'inverno del 1508 fu occupato da un reparto imperiale comandato dal tirolese Sisto Von Trautson e immediatamente dopo (il 2 marzo dello stesso anno) fu riconquistato dai Veneziani e Cadorini, alla guida di Bartolomeo d'Alviano, dopo la Battaglia di Rusecco conosciuta anche come la Battaglia del Cadore. Nel dicembre del 1511 cedette nuovamente agli imperiali guidati dal maresciallo Regendorf per poi ritornare subito dopo sotto il controllo di Venezia. Nello stesso anno ebbero fine le guerre "cambriche" ma non le tensioni.
La Serenissima era restia ad investire cospicue somme per il restauro dell'opera che, comunque, non sarebbero state adeguate a proteggere il maniero dalle artiglierie che andavano sviluppandosi in quegli anni.
La Serenissima era restia ad investire cospicue somme per il restauro dell'opera che, comunque, non sarebbero state adeguate a proteggere il maniero dalle artiglierie che andavano sviluppandosi in quegli anni.
Comunque il castello fu restaurato più volte: nel 1547, nel 1565 e, a seguito di un incendio, fu ricostruito nel 1656.
Con la decadenza della Serenissima, il fortilizio subisce la stessa sorte. Nonostante un ultimo restauro avvenuto nel 1720, dopo poco il Capitano si trasferisce a Pieve a causa del suo alloggio inagibile. La guarnigione di soldati a presidio era sempre più ridotta. Tuttavia, nel 1797, alla venuta dei Francesi, il castello disponeva ancora di parecchie armi e cannoni. Col trascorrere del tempo il maniero fu depredato.
Addirittura le sue pietre furono usate per la costruzione della chiesa di Pieve e nel 1882 le autorità militari italiane impiegarono quello che era rimasto per la costruzione della Batteria Castello destinata ad ospitare le artiglierie mai entrate in funzione.
Nel Museo Archeologico Cadorino esiste un plastico che riproduce il castello e che rende bene l'idea di quello che era l'austero fortilizio.
Oggi il sito non conserva alcuna traccia della costruzione medievale; si possono soltanto intuire le ragioni che hanno portato gli antichi costruttori a scegliere questo colle per l'edificazione della struttura difensiva che domina i territori sottostanti e le vie di comunicazione.
Un caro saluto.
Un caro saluto.
Riferimenti:
Giovanni Fabbiani - Breve storia del Cadore - Magnifica Comunità di Cadore Edit.; 4^ ed. (1977);
Archivio Digitale Cadorino.
1 commento:
Bella descrizione.
Elena
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