Qualche anno fa ho trascorso un paio di settimane in Alta Val di Susa facendo base a Bardonecchia e ho avuto modo di apprezzare la bellezza delle montagne piemontesi al confine con la Francia.
C'è stata una escursione che per la luminosità dei paesaggi percorsi e per le testimonianze storiche presenti mi è rimasta particolarmente nel cuore e che ricordo sempre con molto piacere: la Vallèe Etroite (Valle Stretta).
A 1.800 m. d'altitudine, la Valle Stretta è una valle franco-italiana e si trova nel Briançonnais, regione delle Hautes-Alpes a nord-est del territorio comunale di Névache, e nella provincia di Torino nel territorio del comune di Bardonecchia.
Conosciuta per il suo microclima, per il suo cielo blu, per le sue pareti e laghi verdi, per la sua conformazione dolomitica e per il suo innevamento.
Territorio italiano prima della seconda Guerra Mondiale, a seguito della stipula dei Trattati di Parigi nel 1947 la parte superiore è entrata a far parte del territorio transalpino; negli anni '70, comunque, i terreni comunali vennero restituiti al comune di Bardonecchia.
Formando un solco assai lungo e stretto, rappresenta la parte più occidentale della frontiera italo-francese.
Da Bardonecchia percorriamo in macchina la strada asfaltata che va in direzione delle frazioni Les Arnauds e Melezet, attraversiamo il Pian del Colle pervieniamo, al termine del piano, alla sbarra di frontiera che precede di pochi metri il confine politico tra Italia e Francia (forse adesso questa sbarra non c'è più). Lasciamo la macchina (ma, volendo, con l’auto si può arrivare fino alle Grange e al Rifugio 3° Alpini) e iniziamo una passeggiata, ambientalmente e paesaggisticamente molto interessante e non troppo faticosa.
Superato il confine, ci troviamo alla diga delle Sette Fontane (un piccolo sbarramento artificiale), che forma un lago dal bel colore verde-grigio. Da qui abbiamo un primo assaggio delle meraviglie di questa Valle.
Poco dopo la strada presenta un bivio: a sinistra si sale al Colle della Scala, proseguendo dritti (il mio percorso) risaliamo un’antica morena, con numerose svolte e tornanti, in un bosco sempreverde di pini uncinati. Sulla destra il torrente scorre in una profonda gola incisa nel tenero materiale morenico. Terminata la salita ci affacciamo sul Pian dei Militi, lungo circa 1,5 km., un pianoro pittoresco originato, in parte, da un lago colmato di origine glaciale. Qua e là ci sono numerosi imponenti blocchi crollati dalle vicine pareti verticali. La vegetazione è sorprendente e varia: tra salici, ontani e larici (con strepitosi colori in autunno) si estendono i pascoli e i prati punteggiati dalla genziana gialla.
I fianchi della valle attorno al piano sono impressionanti. A destra ci sono i ripidissimi pendii detritici che scendono dalle cime dei Re Magi e dalle Quattro Sorelle. Sono blocchi di dolomia, tra i più grandi delle Alpi, quasi privi di vegetazione. Il fianco sinistro è costituito dalla parete dei Militi (con la Guglia Rossa, dove nidificano le aquile) che per la sua verticalità costituisce una delle più rinomate e difficili palestre per il climbing in Piemonte. Spettacolari da vedere le sfumature rossastre-ocra delle rocce, dovute ad accumuli di argilla nei blocchi dolomitici.
Al termine del Piano dei Militi la strada riprende a salire con qualche tornante, dopo i quali incontriamo alcune abitazioni, dette Grange della Valle Stretta (1761 m.), deliziosi piccoli edifici in pietra, molti dei quali sono in fase di ristrutturazione e valorizzazione.
Qui si trovano anche l’albergo ristorante I Re Magi (1760 m.) e il Rifugio 3° Alpini (1790 m.), di proprietà della sezione di Torino del C.A.I.: in entrambi si può godere di una calorosa accoglienza e di gustosi piatti locali montani (non mancano, ovviamente la polenta e i formaggi). Il Rifugio 3° Alpini nel 1947 passò al CAF di Briancon e successivamente fu restituito al CAI di Torino nel 1970 dietro un pagamento simbolico di un Franco.
Da questo posto si possono ammirare i nevai e il fantastico castello di rocce che sbarra il fondo della Valle Stretta: il Serù al centro, altra magica costruzione dolomitica; a sinistra la Rocca di Chardonnet e il Tabor e a destra la Rocca di Bissort e la Gran Bagna.
Proseguiamo per la mulattiera, in lieve salita ci portiamo su una spalla erbosa con i ruderi di un vecchio rifugio. Il largo sentiero principale attraversa ora un torrentello e giunge ad un bivio. Prendiamo dunque il ramo che sale a destra, segnalato da una traccia di vernice su un masso. Traversato il Rio di Valle Stretta risaliamo con alcuni brevi tornanti il pendio che sostiene la conca fra pini e larici, nella quale si adagia il Lago Verde, che raggiungiamo infine dopo una breve discesa.
Il lago è un suggestivo specchio d’acqua che si trova in una depressione formata dai detriti della catena dei Re Magi e da una morena. Purtroppo, a causa della massa di roccia gessosa che crolla di continuo, inghiottendone l’emissario, il Lago Verde è destinato in tempi geologicamente brevi a scomparire, riducendosi sempre più. Ne approfittiamo per goderci ancora il colore verde smeraldo, dovuto alla presenza di alghe che si sviluppano sul limo che ricopre il suo fondo.
Se si vogliono fare due passi in più, ritornando al bivio precedente, proseguendo invece per la strada principale, si giunge dopo un km. al ponte della Fonderia (1897 m) che deve il suo nome alla passata esistenza di una fonderia che trattava i minerali di ferro provenienti dalle miniere locali. Con questo toponimo viene indicato non solo un ponte ma anche un’incantevole radura in mezzo ai larici dove confluiscono i due torrenti che formano il Rio: l’uno da nord, l’altro da nordovest, dopo aver compiuto con cascatelle e rapide un dislivello di quasi 200 m. Questo è un luogo ideale per il picnic e, sebbene la valle sembri finire, è invece il punto di partenza per tutte le escursioni nell'Alta Valle Stretta, per i trekkers più appassionati e allenati.
Con quest’ultimo scorcio di paradiso negli occhi, non ci resta che intraprendere la strada del ritorno, per lo stesso itinerario, approfittandone per rimirarne le meraviglie e per coglierne particolari magari perduti ad un primo passaggio.
Una curiosità: nei pressi di questa valle troviamo la Rocca Bernauda (3.225 m.) che è il punto più occidentale d'Italia.
Un ultimo consiglio: sulla via del ritorno, se trovate una baita che vende formaggi, approfittate per portare a casa una generosa fetta di fontina... da queste parti è fantastica.
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