Uno dei primi posti che ho visitato in Alto Adige è stato l'Orrido di Gilf o Gola di Stanghe (Gilfenklamm).
Il nome "Gilf" ha le sue origini nell'antico latino "colphus" (dal geco "Kophos") con significato originario di "seno, insenatura, cavità, rotondità" e ci è pervenuto dal romano "golfu".
Successivamente ci sono tornato più volte perché la suggestione che in me suscita questo posto e davvero potente!
Nel 1800 le gole non erano accessibili alle persone. Esistevano tuttavia alcuni temerari che, lavorando nel settore del legname, in primavera scendevano nelle loro profondità per trasferire a Vipiteno i tronchi tagliati, sfruttando le correnti del Rio di Racines.
Dagli anni ‘20 del 19° secolo, si fecero strada i primi tentativi per trasformare questa gola in un’attrazione per turisti. Nel 1844, questa spettacolare forra venne menzionata ufficialmente in un’opera dedicata al Tirolo: “Chi non teme l’arduo percorso attraverso questa gola, s’imbatterà in una cascata davvero particolare. Nell’oscura ombra di conifere coperte di muschio, da una stretta fenditura nella parete rocciosa, fuoriesce il torrente che forma un ampio arco, nebulizzandosi in una schiuma lattea”.
Verso la fine del 19° secolo, agli albori del turismo, si iniziò a rendere accessibili le gole ai visitatori. In questo progetto, vennero coinvolte la sezione di Vipiteno della Deutscher und l’Österreichischer Alpenverein (DuÖAV – Associazione alpina tedesca e austriaca, ndt), anche per raccogliere il denaro necessario. I lavori presero il via nel 1893. Per il superamento dei passaggi più difficili fu necessario ricorrere a esplosioni indotte con la dinamite.
Già in questa fase la gola attrasse un gran numero di interessati e molti turisti che venivano da lontano per ammirare questo impressionante spettacolo della natura. L’opera venne aperta al pubblico il 2 agosto del 1896. L'inaugurazione ufficiale avvenne, però, due anni più tardi: il 25 luglio del 1898 e venne subito ribattezzato "Orrido dell'Imperatore Francesco Giuseppe" (Kaiser Franz Josef Klamm), denominazione che tuttavia, non s’impose tra la popolazione, tanto che qualche anno più tardi venne rinominata semplicemente “Gola di Stanghe”.
Durante le due guerre mondiali, il sentiero nella gola andò in rovina e gli accessi vennero chiusi. Dopo il secondo conflitto, si dovettero attendere 16 anni per la ricostruzione del percorso e dei numerosi ponti ormai impraticabili, ma la Gola di Stanghe fu finalmente riaperta.
Per arrivare in questo sito, eletto monumento naturale, occorre uscire da Vipiteno in direzione Bolzano (sud-est) e voltare a destra per l'Autobrennero. Ignorate il casello autostradale e proseguite per Casateia, prima, e Stanghe poi. Prima di entrare in paese, possiamo lasciare l'auto presso gli impianti sportivi che troviamo sulla destra.
Seguendo le indicazioni, ci incamminiamo lungo un vialetto ombreggiato.
Costeggiamo il torrente Racines ora piuttosto tranquillo.Giungiamo alla biglietteria. Essendo ospiti di un albergo a Bressanone, siamo in possesso della Brixen Card che ci consente l'ingresso gratuito a questa meraviglia; in caso contrario il costo del biglietto è di 7 Euro per gli adulti e 5 Euro per i bambini.
Occorre precisare che l'orrido è aperto da maggio ai primi di novembre.
Seguendo le indicazioni, proseguiamo per un largo sentiero che costeggia ancora il rio Racines che, dopo il suo faticoso e tortuoso passaggio attraverso l'orrido, ha ritrovato un ritmo più tranquillo. Sul sentiero imponenti abeti ed ontani accompagnano i nostri passi con le loro grosse radici affondate nell'acqua limpida del torrente
e incrociamo il primo di una lunga serie di ponti che ci consentirà di spostarci da una parete all'altra dell'orrido.
Il frastuono dovuto all'impeto dell'acqua che scende tumultuosamente dalla montagna diviene sempre più forte.
Dopo una mezz'ora di cammino dalla biglietteria, arriviamo ad una iscrizione che ricorda l'inaugurazione di questa attrazione.
Sulle scoscese pareti della stretta gola si aggrappano cespugli ed alberi, sovrastati da grossi massi rocciosi mentre in basso rumoreggia l'acqua del torrente.
Ancora un breve tratto... e improvvisamente ci troviamo al cospetto di un impressionante scenario che mette in tumulto il nostro animo!
L'orrido "Gilf" è l'unica gola al mondo scavata profondamente in un gigantesco blocco di marmo bianco.
A causa delle intemperie e del trascorrere del tempo la parte superiore si è annerita e si presenta con riflessi verdastri. Su ambo i lati si innalzano imponenti massi rocciosi che formano un gigantesco portone; una sorta di accesso ad un mondo magico.
Come paralizzati ci blocchiamo sul ponte che attraversa, ad una altezza vertiginosa, la sottostante gola. Non riesco a distogliere lo sguardo da questo grandioso spettacolo della natura. Una cascata di 15 metri si getta, impetuosa e spumeggiante, nell'orrido stretto pochi metri, fiancheggiato da grosse rocce cha appaiono cupe e minacciose.
Provetti scalatori dovettero realizzare il passaggio davanti a noi, legati ad una fune e penzolanti nel vuoto, facendo saltare la roccia, pezzo per pezzo, per una lunghezza di venti metri.
Si è pervasi da innumerevoli sensazioni in questo stretto e basso passaggio, mentre dal profondo del precipizio la massa d'acqua scava lentamente la roccia tuonando e spumeggiando vorticosamente. Aria umida e fredda riempie questo regno selvaggio di rocce, dove i raggi del sole riescono a farsi strada faticosamente. Superato questo angusto passaggio si raggiunge poco più avanti un ponte teso tra le due sponde rocciose, direttamente sopra la cascata d'acqua che con forza impetuosa piomba nella stretta gola.
Continuiamo ad avanzare in salita.Proseguendo, il passaggio si fa più dolce e tranquillo
ma per poco perché più avanti la gola si stringe nuovamente in un anfratto che nel punto più alto si chiude quasi completamente.
Molto bello anche questo passaggio.
Il sentiero ora si snoda in brevi scalinate e passerelle attraverso i lati della gola
e ci porta ad una piattaforma dalla quale si può apprezzare il candore del marmo "lavorato" dal lavoro incessante dell'acqua.
Siamo quasi al termine della visita. In breve raggiungiamo l'uscita. Uno spazio verde e silenzioso ci accoglie soddisfatti. Poco più su si snoda la strada del Giovo.
Abbiamo superato un dislivello di 175 metri impiegando circa un'ora. Il rientro può avvenire per lo stesso itinerario oppure attraverso il sentiero CAI 11A (3 sulla cartina turistica della zona)
che con vedute aperte e panoramiche
ci rasserena molto in contrasto con lo stato d'animo che avevamo nell'orrido.
In tre quarti d'ora siamo alla macchina.Passeggiata altamente gratificante.
Un caro saluto