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Lettori fissi

Un piccolo diario che ha come filo conduttore il mio amore per la montagna e per i viaggi in genere... ma anche pensieri e riflessioni su quello che mi circonda perché il vero esploratore è colui che non ha paura di spogliarsi delle ipocrisie e aprirsi all'ignoto.

sabato 29 agosto 2009

Cima Gallina - Amthorspitze


Salire alla Cima Gallina è un'altra delle cose che volevo fare da tanto tempo e che avevo sempre rimandato per un'infinità di motivi. Ero già stato in cima ma in periodo invernale e avvalendomi della funivia oramai non più in funzione. Ricordo un freddo ed un vento micidiale ma un panorama da mozzare il fiato e il desiderio di poterlo rivedere con condizioni climatiche più sopportabili.
Dopo la parentesi tedesca, il tempo splendido e caldo mi induce ad affrontare il notevole dislivello o, perlomeno, ad arrivare al Rifugio Gallina posto ad una quota notevolmente inferiore.

Esco di casa alle 9 e mi dirigo verso il rione di Notenburg a Colle Isarco. Qui prendo un sentierino che parte in salita dalla chiesetta che si trova di fronte all'hotel Gruden che in breve mi porta a passare sotto l'Autobrennero.

Fa una certa impressione sapere che solo due metri sopra di me passano decine di TIR di cui percepisco il fastidioso rombo dei motori.

Superate celermente le strutture dell'autostrada, il sentiero si immerge nel bosco e prende a salire.

Per un attimo la copertura arborea si interrompe in prossimità di una panoramica cappella di famiglia;

la sosta è d'obbligo, la visuale su Colle Isarco e la Val di Fleres davvero notevole.

Proseguo in direzione nord su pista forestale fino a trovare, sulla destra, il sentiero nr. 22 che porta alla cima (Amthorspitze).

Frequenti "finestre" tra la vegetazione mi offrono suggestivi scorci sul Tribulaun

e sul suo ghiacciaio.

Dopo due ore di cammino, su sentiero e pista forestale, arrivo finalmente al Rifugio Gallina - Huhnerspielhutte (1870 mt. s.l.m.) che si apre su uno splendido paesaggio di montagna.

Davanti al rifugio, interamente in legno, un assolato spiazzo invita alla sosta. Mi siedo, stanco e accaldato, ad un tavolo e mi godo la quiete dell'alta quota.

Altri escursionisti sono arrivati quassù prima di me ma percorrendo sentieri meno faticosi. Scambio qualche chiacchiera con il gestore chiedendogli informazioni sulla possibilità di raggiungere la cima; egli mi dice che la giornata è ideale per arrivare sin lassù e che in due ore e mezza o tre dovrei farcela. Faccio due calcoli: fino ad ora ho già superato un dislivello di 720 metri e per giungere alla cima ci sono altri 880 metri. Se dovessi arrivare alla meta supererei un dislivello complessivo di circa 1600 metri. Davvero niente male ma adesso ho voglia solo di godermi la pace e il sole in attesa di trovare il "coraggio" per affrontare questa ulteriore fatica.
Ordino un robusto spuntino mentre osservo le placide mucche che ruminano tranquillamente.

Dopo un'oretta mi sono sufficientemente impigrito; la domanda che mi pongo è: salgo o non salgo? Ci penso un pò su e alla fine, a malincuore, decido di continuare la salita; sarei restato volentieri a poltrire quassù. Riempio la borraccia di acqua

e riprendo il sentiero 22 che continua alle spalle del rifugio. D'ora in poi non ci saranno più alberi a coprire la visuale.

Il sentiero si sviluppa su verdi pascoli e con ampie vedute panoramiche su valli e cime circostanti. Ogni tanto volgo lo sguardo in alto nel vano tentativo di individuare la cima. Cima che è caratterizzata dalla presenza di un impianto radar e trasmissioni della NATO ben visibile dal fondo della Val di Fleres. Dopo due ore di salita, delle antenne neanche l'ombra. Il silenzio è assoluto e nessuno ha deciso di salire quassù; gli altri escursionisti si sono fermati al rifugio per pranzare e godersi il sole. Mi chiedo perché non ho fatto la stessa cosa ma continuo a salire.

Ad un certo punto il sentiero scompare tra l'erba e non c'è più verso di ritrovarlo. Con carta topografica e bussola taglio in verticale per i prati e, finalmente, dietro un crinale, in lontananza, individuo la cima di una struttura metallica! Non può che essere uno dei radar della base. Raccolte le ultime forze, mi dirigo in quella direzione fino a ritrovare una vaga traccia di sentiero che però scompare poco dopo.

Ma poco male; oramai ho individuato la meta e non ci sono problemi di orientamento.

Il paesaggio diventa, a tratti, quasi lunare

ma estremamente suggestivo.

Dopo due ore e quaranta minuti, arrivo finalmente sulla cima a quota 2748 metri.

Quello che colpisce quassù è l'ingombrante presenza della struttura militare che pare abbandonata ma basta voltare lo sguardo da un'altra parte per ammirare panorami meravigliosi appena attenuati dalla foschia estiva.

La recinzione della base è divelta in alcuni punti e non c'è alcun segno di attività recenti.

La presenza, inoltre, dei ruderi della stazione a monte della vecchia funivia, contribuisce a rendere questo sito molto particolare. La vecchia funivia, dismessa da molto tempo, è stata smantellata proprio quest'anno; i sedili sono ancora depositati nei pressi del rifugio dove ho pranzato.
Alle spalle della recinzione della base,

il sentiero nr. 22 continua in cresta fino a congiungersi con quello nr. 3.

Decido di arrivare almeno alla congiunzione. Quassù tutto appare in un'altra ottica;

anche i problemi di tutti i giorni sembrano lontani e di poca importanza.

Una sensazione di benessere e pace interiore mi pervade. In lontananza scorgo le Dolomiti, lo Zillertal, l'Ortles, lo Stubaital e più vicini il Tribulaun e lo Zuckerhutl (Pan di Zucchero).

Perso nella contemplazione, quasi non mi accorgo del tempo che passa velocemente. Una lunga discesa mi attende.

Un ultimo sguardo e mi accingo ad affrontare il ritorno.

Un'ultima cosa da segnalare: un'ora prima di arrivare al Rifugio Gallina, ho incrociato, seppur in lontananza, una marmotta che emetteva acuti fischi per dare l'allarme. Siamo stati immobili per un quarto d'ora a scrutarci. Spingendo al massimo le zoom della mia fotocamera sono riuscito a catturare questa immagine.
Sono arrivato a Colle Isarco che il sole era oramai prossimo al tramonto, tremendamente stanco ma soddisfatto per questa gratificante escursione; 1600 metri di dislivello, almeno per me, non sono uno scherzo.

4 commenti:

fritz ha detto...

ciao
complimenti per la tua descrizione !! sono Fritz di Bressanone !! amo le montagne della zona del Brennero !! quanto è triste e squallido il passo quanto sono belle le montagne sopra il Brennero !! ti consiglio altre due escursioni in quella zona: da Terme vai al rifugio Genziana e poi attraverso il passo Chiavi (Schluesseljoch) si scende in val di Vizze !! panorami mozzafiato !! altro bellissimo giro dalla parte opposta: da Terme di Brennero sulla vecchia strada militare a passo Sandjoch e giù in Austria al Obernbergsee !! è un lago meraviglioso !! ciao Fritz
ps: da tanto mi piace quella zona, mi sono comprato una vecchia casamatta dismessa dall'esercito italiano !!

Anonimo ha detto...

bellissima descrizione del luogo dove nell 81 ho fatto la naia e lassù ci si arrivava coi muli..complimenti!

Trekker ha detto...

Grazie, davvero una escursione memorabile!

Angelo De Andrea ha detto...

Che ricordi!!! Nel 1966 ero tenente AUC a Vipiteno. Una domenica di gennaio in libera uscita sono salito in seggiovia a cima Gallina(in dotazione per la salita mi hanno dato una coperta di lana.ndr)
Ho sciato tutto il giorno in un ambiente fantastico e indimenticabile. Ho conservato delle foto meravigliose.