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Lettori fissi

Un piccolo diario che ha come filo conduttore il mio amore per la montagna e per i viaggi in genere... ma anche pensieri e riflessioni su quello che mi circonda perché il vero esploratore è colui che non ha paura di spogliarsi delle ipocrisie e aprirsi all'ignoto.

domenica 3 agosto 2008

Museo della tradizione Mineraria di Cave del Predil

Nel giugno del 1991 la più grande Miniera di piombo e zinco dell'arco alpino chiude non perché il giacimento di metallo fosse esaurito ma perché non più concorrenziale con altri impianti. 
I pochi abitanti di Cave del Predil per non disperdere un patrimonio di esperienze, cultura, tecnologia ed archeologia industriale ottengono dalla proprietà, a parziale risarcimento per la chiusura, che si realizzi un museo minerario con la possibilità di inglobare qualche galleria della miniera stessa. E' così che nasce questo interessante museo che testimonia un'epoca vicina ma ormai irrimediabilmente perduta. 
La struttura sorge in Via Garibaldi a fianco della chiesa antica, al pianterreno dell'edificio che era la sede della cooperativa di consumo dei minatori; in un ambiente raccolto vengono illustrate la scienza e la tecnologia impiegate nell'estrazione dei minerali ma anche lo stile di vita dei minatori. Sono presenti suggestive ricostruzioni degli ambienti sotterranei, uniformi da lavoro e di rappresentanza, telefoni, elmetti, lanterne, trenini originali e modelli dei macchinari che servivano per separare i minerali dalle rocce sterili. 
Il museo è aperto tutti i giorni, escluso il lunedì, dalle 09,00 alle 12,30 e dalle 14,30 alle 18,30; il costo del biglietto di ingresso è di 3 Euro per gli adulti e 2 Euro per i bambini. 
Ma il "piatto forte" della visita è rappresentato dalla possibilità di percorrere le antiche gallerie accompagnati da un ex minatore; è sufficiente essere in  almeno 5/6 persone per chiedere all'addetta al museo di accedere alla miniera. Il costo di questa "passeggiata" è di ulteriori 5 Euro per gli adulti e 3 euro per i bambini.  
Insieme ad altri occasionali compagni di viaggio, sono stato accompagnato da Bruno Micottis, Direttore della Cooperativa che gestisce il museo, verso l'ingresso della miniera che dista circa 100 metri dal museo; entrati nelle viscere della terra abbiamo indossato mantelline gialle e caschi. La temperatura si mantiene costantemente attorno ai 9° con una umidità del 98%. 
La nostra guida con grande passione e competenza ci ha spiegato la storia affascinante e spesso drammatica della dura vita in miniera.
Fonti storiche testimoniano l'attività estrattiva a partire dagli inizi del XI Sec. ma è possibile che già in tempi preromani il giacimento fosse sfruttato per la produzione di alcuni manufatti risalenti a 800 anni prima dell'era cristiana rinvenuti nelle località viciniori. Nel 1918, con la sconfitta dell'Impero Austro-Ungarico ed il conseguente passaggio dei territori all'Italia, le tre miniere attive passarono al Governo Italiano. L'attività mineraria di Cave era la più importante industria della valle; nel 1952 vi erano occupate 1132 persone. L'attività estrattiva cessò definitivamente il 30 giugno del 1991 dopo che nel febbraio precedente la miniera fu occupata per 17 giorni dai minatori in lotta per la conservazione del posto di lavoro. Gli occupati al momento della chiusura erano 150 e le gallerie raggiungevano uno sviluppo complessivo di circa 120 km. distribuiti su un dislivello di oltre 1000 metri su 19 livelli. 
Ci è stata mostrata una galleria molto piccola e antica che poteva essere stata scavata solo da persone molto basse per cui si favoleggia l'impiego in miniera di una tribù di nani proveniente forse dal Veneto (provenivano forse dalle miniere di Moria di tolkeniana memoria?). 
Su YouTube c'è un bel filmato della Back Film che illustra una parte della visita.
Il lavoro compiuto per attrezzare e mettere in sicurezza le gallerie visitabili è stato apprezzabile ma attualmente la visita è solo parziale perché è stato sistemato e collaudato un trenino che consentirà ai visitatori di percorrere altre gallerie alla scoperta di ulteriori ambienti, ma questo avverrà solo quando sarà pervenuta l'autorizzazione al suo utilizzo da parte delle autorità politiche regionali; spero che questo avvenga presto perché, visitando altre strutture analoghe, ho avuto modo di apprezzare l'importanza che tali "optional" rivestono soprattutto tra giovani e giovanissimi e questa comunità merita tutte le attenzioni possibili per le vicende che ha passato.
C'è infine un'ultima chicca che però non è visitabile: la galleria di Bretto. Si tratta di un tunnel di 5 km. che collega la valle del Rio del Lago con la valle dell'Isonzo presso l'abitato di Log Pod Mangrtom in Slovenia; costruito nel 1902 al 13° livello, a 240 metri sotto il paese per consentire lo smaltimento della acque circolanti nei livelli inferiori della miniera, fu ampliata nel 1905 e nel 1909 dotata di un trenino a trazione elettrica che serviva ai lavoratori provenienti da Log e Bovec per raggiungere gli impianti quando la neve ostruiva il Passo di Predil; durante la prima guerra mondiale ha consentito il transito di circa 600.000 soldati austriaci e di un quantitativo enorme di armi ed equipaggiamento diretti verso le prime linee del fronte dell'Isonzo, al riparo dei controlli delle vedette italiane situate sul Passo Predil; tale passaggio si rivelò di straordinaria importanza strategica durante le fasi della battaglia di Caporetto. Le vicende tragiche del secondo conflitto mondiale hanno fatto si che con la ridefinizione dei confini la galleria mettesse in collegamento due paesi ai ferri corti, divisi dall'allora quasi impenetrabile "cortina di ferro"; questo ha dato origine ad una singolarissima curiosità: l'istituzione in galleria di un valico confinario sotterraneo di seconda categoria e una barriera meccanica (ancora funzionante) che si apriva per consentire il passaggio di quei minatori che erano diventati cittadini jugoslavi. I militari della Guardia di Finanza raggiungevano la barriera nel cuore della montagna ed effettuavano i controlli sull'identità dei lavoratori ogni volta che era in corso un cambio turno nella miniera.
La giornata volge al termine e a malincuore lascio questo posto così carico di suggestioni ma tornerò perché voglio visitare il Lago del Predil ed approfondire una leggenda che aleggia su questo specchio d'acqua verde smeraldo.
Il giorno successivo, dopo aver visitato il Mangart, avendo del tempo residuo da impiegare, ho percorso la valle della Korintica, in Slovenia, fino a Log Pod Mangrtom per completare la visita con l'uscita della galleria di Bretto; vi si arriva percorrendo la strada che proviene dal Passo del Predil senza deviare dal tracciato principale del fondovalle, superato il paesino di Log occorrerà prestare attenzione sulla destra ad una piccola cappella dedicata a S. Barbara in corrispondenza della quale si dovrà imboccare la stradina a destra che in poche decine di metri ci porta all'unica opera visibile di questa storica galleria. 
L'ingresso (o  uscita) purtroppo chiuso, è simile all'antica porta di ingresso della miniera di Cave; al di là del portone che chiude l'opera si avverte una forte corrente di aria fresca e lo scrosciare delle acque che occupano la sede inferiore della galleria; nel piazzale antistante fa bella mostra un trenino impiegato per raggiungere  la miniera ed alcuni tabelloni plurilingue esplicativi sulla storia della galleria.

4 commenti:

Raffaele ha detto...

Complimentoni per questi articoli post vacanze veramente ben scritti degni di una guida turistica.
Anche a me piacciono i complessi minerari e nella loro similitudine hanno tutti delle peculiarità che li distinguono da altri come in quella citata nell'articolo. Ciò che, invece, si rinviene in tutte le miniere del mord-est è la scritta "Gluck Auf!" che significa buona fortuna con la doppia valenza di augurio di una giornata proficuamente produttiva ma anche un augurio di ritorno a casa incolumi dai tanti pericoli del lavoro. Era anche il tipico saluto dei minatori! Ma questo lo sapevi già.

Raffaele

Trekker ha detto...

Raffaele,
grazie per la puntuale precisazione e per i complimenti.

Edy ha detto...

Sono un appassionato di archeologia industriale e tutto ciò che riguarda complessi produttivi del passato, proprio oggi sono passato da Log Pod Mangartom e ho visto l'ingresso della galleria di Bretto, il portone di ingresso era aperto, e le luci interne alla galleria erano accese, ma appena 10 metri circa oltre l'ingresso un'altro portone chiudeva la galleria. Spero che che venga aperta al pubblico e di poterla visitare.

Trekker ha detto...

Lo spero anche io ma recentemente ho visitato nuovamente la miniera e mi è parso di capire che il progetto è ancora in alto mare. Staremo a vedere.
Un caro saluto.